Chi sono?

Nasco primogenito in quel di Roma nel 1969 in una via foriera di mirabilanti e inimmaginabili prosperi futuri: via Lorenzo il Magnifico. Ancora attendo l'avverarsi di questa profezia. Per sommo errore una volta giudicato maturo dall'istituzione scolastica scelgo di fare Ingegneria. Questa scelta cambiera' drasticamente il mio destino e le mie inclinazioni mortificando inconsapevolmente ogni mia aspirazione e interesse. Dopo aver pagato a suon di stempiatura e diradamento di capelli la mia scelta vengo fagocitato dalla triste e mediocre realta' del lavoro da cui ancora oggi provo a stento di liberarmi con tutte le mie forze, ma oramai la routine ha fiaccato ogni mia velleita'.

martedì 6 novembre 2007

Verso un mondo migliore

Una specie di artificiosa legge di darwin pervade ogni ritmo della vita cittadina. Solo se esci da quella che e' considerata una vita mediocre e ti riconosci negli stereotopi di successo costruiti dalle menti malate della societa' moderna, acquisisci l'artificioso consenso della massa e il suo incondizionato riconoscimento. La meta ultima, lo scopo finale, la realizzazione e' la carriera e il successo che ci strappa da una vita di merda. Il traffico, i ritmi impossibili, la competizione, la mancanza di spazi verdi, l'assenza delle pause d'ozio e la solitudine sono il pane quotidiano. Le citta' sono le nuove colture artificiali dei nuovi mali e malesseri dell'uomo moderno, l'uomo consumatore. La depressione, la schizofrenia e la paranoia sono le nuove malattie "patologiche" che ci invadono la psiche, mentre il cancro ci invade il corpo. Ci avete mai fatto caso alle faccie paffute e vitali dei vecchi che vivono nei piccoli paesini rispetto ai visi smorti e gli occhi vitrei dei vecchi di citta'? Le donne in citta' sono le piu' soggette a depressione, mentre i vecchi a demenza senile. E dato che si vive di piu' immaginiamo cosa potranno diventare le nostre citta' future metropoli. Ora qualcuno dice che chiaccherare, socializzare fa bene alla nostra salute emotiva, alla nostra memoria e al nostro rendimento intelletivo, ma la socializzazione non fa parte delle consuetudini della modernita'.

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