Chi sono?

Nasco primogenito in quel di Roma nel 1969 in una via foriera di mirabilanti e inimmaginabili prosperi futuri: via Lorenzo il Magnifico. Ancora attendo l'avverarsi di questa profezia. Per sommo errore una volta giudicato maturo dall'istituzione scolastica scelgo di fare Ingegneria. Questa scelta cambiera' drasticamente il mio destino e le mie inclinazioni mortificando inconsapevolmente ogni mia aspirazione e interesse. Dopo aver pagato a suon di stempiatura e diradamento di capelli la mia scelta vengo fagocitato dalla triste e mediocre realta' del lavoro da cui ancora oggi provo a stento di liberarmi con tutte le mie forze, ma oramai la routine ha fiaccato ogni mia velleita'.

mercoledì 31 ottobre 2007

Il lavoro produttivo non esiste

Guardiamo le rivelazioni ISTAT sulla partecipazione al mercato del lavoro della popolazione residente in Italia per il secondo trimestre 2007. Su 58,8 milioni di persone residenti circa 23,2 milioni sono occupati, di cui 17,1 milioni sono dipendenti e 6,1 sono indipendenti. Di questi 7,9 milioni sono occupati in agricoltura, industria in senso stretto e costruzioni e quindi producono beni utili. Altri 7,9 milioni sono nel commercio, alberghi e ristoranti e quindi producono servizi che vivono delle spese dei lavoratori da produzione. Altri 1,2 milioni sono nelle comunicazioni e trasporti e offrono servizi utili che come sopra vivono delle spese dei lavoratori da produzione. Altri 4,9 milioni sono nella pubblica amministrazione e offrono servizi pubblici come l'istruzione, la sanita' e la normale amministrazione dello stato e quindi come sopra vivono delle spese dei lavoratori da produzione (sotto forma di tasse). Restano 1,2 milioni in servizi vari. Se andiamo a tirare le somme Su 7,9 milioni di "operai" ci sono circa 15,2 milioni che offrono servizi. In un mondo perfetto se bastano 7,9 milioni di "operai" per soddisfare i bisogni primari di 58,8 milioni di persone, il settore dei servizi potrebbe essere gestito con costi e impegni dal punto di vista della produttivita' sempre minori. Inoltre se meno della meta' delle persone riesce a far andare avanti l'economia di 58 milioni di persone le ipotesi sono due, o questi sfortunati sono sfruttati all'estremo oppure visti gli indici di produttivita' in Italia che sono bassi esistono ancora dei margini di inefficienza che consentirebbero di diminuire la popolazione lavorativa. Contando poi la percentuale di ruoli decisionali che vengono pagati profumatamente, ci sono ampi margini per la riduzione dell'orario lavorativo e per il recupero di ricchezza in termini di soldi diminuendo gli stipendi degli alti dirigenti. Dato poi che e' un sistema che si autoalimenta perche' per la maggior parte il lavoro e' composto di servizi, e' facile pensare come rapidamente possano scomparire se solo si decidesse di non usufruirne piu' o di autoprodurli molti servizi, se cambiasse cioe' la miusura della loro utilita' economica. In definitiva in una societa' moderna e organizzata il lavoro e' unicamente uno strumento di controllo sociale e niente piu'.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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