Chi sono?

Nasco primogenito in quel di Roma nel 1969 in una via foriera di mirabilanti e inimmaginabili prosperi futuri: via Lorenzo il Magnifico. Ancora attendo l'avverarsi di questa profezia. Per sommo errore una volta giudicato maturo dall'istituzione scolastica scelgo di fare Ingegneria. Questa scelta cambiera' drasticamente il mio destino e le mie inclinazioni mortificando inconsapevolmente ogni mia aspirazione e interesse. Dopo aver pagato a suon di stempiatura e diradamento di capelli la mia scelta vengo fagocitato dalla triste e mediocre realta' del lavoro da cui ancora oggi provo a stento di liberarmi con tutte le mie forze, ma oramai la routine ha fiaccato ogni mia velleita'.

martedì 29 gennaio 2008

Centralita' del potere

Forse il problema principale delle nostre societa', indipendentemente dalle ideologie dominanti (sia essa comunismo o capitalismo o teocratismo), e' la concentrazione del potere e dei processi decisionali in mani di pochi. Parto da questa considerazione che sembra banale ma che per questo e' stata dimenticata e non presa nella dovuta considerazione. Nel mondo moderno ogni processo produttivo si appoggia su capitale finanziario, anche perche' ogni azienda o industria realizza un prodotto che poi vendera' a piu' persone indipendentemente da un'esigenza nata dalla necessita' del prodotto stesso ma semplicemente per trarne del profitto. L'economia che studia la distribuzione delle risorse scarse e che quindi dovrebbe osservare processi virtuosi di utilizzo efficiente ed efficace delle risorse a disposizione in realta' studia meccanismi complessi in cui l'unica esigenza necessaria sono i soldi, non piu' i beni o i servizi, per cui si accumula e paradossalmente c'e' una domanda di moneta che condiziona la domanda di beni e servizi. Oggi la gran parte delle risorse finanziare mondiale sono concentrate nelle mani di poche strutture bancarie anche internazionali che concentrano a se tutto il potere di decidere di queste risorse. E' evidente che in un sistema siffatto non puo' esistere una gestione efficiente delle risorse perche' andrebbe a scapito dell'interesse particolare di quei pochi che gestiscono l'affare. Anche il potere politico, e quindi la possibilita' di amministrare la vita di milioni di persone, e' concentrato nella maggior parte dei paesi del mondo in mano a pochi che devono decidere dell'interesse dei molti. Questo per dimostrare che e' praticamente impossibile gestire risorse scarse da ridistribuire su milioni di persone. Anche il fatto che patrimoni finanziari enormi siano posseduti da poche persone nel mondo e' la dimostrazione di un sistema che tende alla sperequazione estrema. La ragione di tutto questo a mio parere sta nell'esistenza di sistemi accentratori quando invece probabilmente la parola chiave per risolvere le questioni economiche sarebbe la decentralizzazione. Piu' i sistemi diventano complessi e piu' si scopre che i meccanismi di gestione e regolazione di questi sistemi sono centralizzati. Le strutture distribuite invece sono piu' semplici ed efficienti da gestire e si rinnovano e si autoriproducono piu' facilmente, basta guardare il fenomeno di Internet il cui scopo era quello della comunicazione e della diffusione dell'informazione e che oggi ha raggiunto il suo obiettivo pienamente anche con le sue contraddizoni. Se Internet fosse stata una struttura gerarchica tendente a un centro dominante molto probabilmente si sarebbe rallentata, incagliata e arruginita nei suoi meccanismi diventando un pesante pachiderma completamente inutile. Per questo motivo considero sbagliati sia il comunismo che il capitalismo, il primo perche' alla fine concentra il potere economico e decisionale nelle mani dell'apparato statale e delle istituzioni e il secondo perche' invece perche' concentra il potere nelle mani di pochi che gestiscono solo il proprio tornaconto personale. In fondo l'idea della libera concorrenza non e' del tutto sbagliata se si riflette sul fatto che un mercato perfettamente concorrente significa al limite un'infinita' di produttori che rispondono a un'infinita' di consumatori, e quindi una struttura distribuita dell'offerta per rispondere a una struttura distribuita della domanda.

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