Chi sono?

Nasco primogenito in quel di Roma nel 1969 in una via foriera di mirabilanti e inimmaginabili prosperi futuri: via Lorenzo il Magnifico. Ancora attendo l'avverarsi di questa profezia. Per sommo errore una volta giudicato maturo dall'istituzione scolastica scelgo di fare Ingegneria. Questa scelta cambiera' drasticamente il mio destino e le mie inclinazioni mortificando inconsapevolmente ogni mia aspirazione e interesse. Dopo aver pagato a suon di stempiatura e diradamento di capelli la mia scelta vengo fagocitato dalla triste e mediocre realta' del lavoro da cui ancora oggi provo a stento di liberarmi con tutte le mie forze, ma oramai la routine ha fiaccato ogni mia velleita'.

giovedì 28 agosto 2008

Nuove potenze mondiali

Forse la breve guerra in Georgia ci ha aperto gli occhi su quel processo di formazione del blocco dell'east che presto dominera' la scena mondiale. Preso atto della caduta in disgrazia degli USA e dell'inconsistenza dell'Europa si ergono, come in un ipotetico cambio di guardia, nuove potenze a raccogliere lo scettro che per lungo tempo e' stato dell'Occidente. Oggi scoprono le loro carte e neanche i nostri politici riescono a nasconderci questa nuova prospettiva. La Russia con il suo riconoscimento delle due regioni separatiste della Georgia ha attirato lo sdegno dell'occidente ma cosa piu' importante ha il pieno appoggio della Cina, ecco il nuovo blocco. E a dimostrazione del fatto che oramai l'oriente non subisce piu' alcun ricatto dall'occidente ma semmai lo ha invaso e lo domina, e' la notizia che viene dall'Iraq. Un accordo da tre miliardi di dollari e' stato stilato per lo sfruttamento congiunto dei giacimenti petroliferi di Ahdab in Iraq tra la Cina e lo stato Iracheno. La Cina entra nella partita mediorientale stringendo legami proprio con quell'Iraq che sembrava una riserva di greggio esclusiva degli Usa. E' facile intuire che l'affare sta andando in porto quantomeno con l'assenso degli americani che non sembrano aver ostacolato l'interesse cinese nel Paese. Oltre a possedere parte degli asset finanziari americani e la maggior parte del debito commerciale la Cina e' anche una potenza militare importante che unita alla Russia la pone in una posizione da cui far sentire la sua voce. Vista la situazione economica mondiale mi immagino che gli assetti geopolitici attuali andranno a spostarsi a favore della nuova coalizione dell'est e i paesi che prima avevano deciso di aderire alla Nato torneranno sui loro passi per seguire il piu' forte. Sara' difficile, molto difficile per l'Italia dover prendere partito in questa lotta di potenze avendo il territorio disseminato di basi militari USA e dovendo interloquire con la Russia. Come al solito il nostro essere banderuola ancora una volta ha sbagliato la direzione in cui tira il vento ed e' oramai compromessa fino al collo.

mercoledì 27 agosto 2008

Diario politico italiano, pagina 28

PASTROCCHIO ALITALIA.
Credono di poter fare i loro giochetti in solitaria ma non sono altro che sciocchi dilettanti allo sbaraglio. Quello che stanno combinando con Alitalia e' la dimostrazione di una strategia di divisione dei pani e dei pesci tra pochi intimi, pochi discepoli.
Da quello che apprendo dalle notizie che si susseguono sui giornali il governo avrebbe intenzione di vendere parte degli asset, del personale e delle attivita' di Alitalia a questa specie di societa' veicolo fantoccio newco, la strategia industriale e' completamente cambiata: una compagnia a scala ridotta focalizzata su breve e medio raggio con minor personale, il 36% degli aerei e il 28% delle destinazioni in meno. La "cordata italiana" farà una proposta "per i nuclei valorizzabili di Alitalia ed Air One" grazie al miliardo di euro stanziato dai soci e l'operazione sara' vincolata a quattro condizioni: l'individuazione delle attività in salute di Alitalia, l'accordo con i fornitori, l'intesa con i sindacati e la certezza che "persone, attività, passività e contratti" non previsti dall'acquisto resteranno a capo della vecchia società. In sostanza a Commissario e stato. Ai miei tempi a scuola questa si chiamava "pappa pronta". Anche un imbecille non potrebbe farsi sfuggire questa "svendita" all'asta dei gioielli di Alitalia oltretutto essendo gli unici compratori. Perche' non mettono all'asta l'intero patrimonio o solo quello che ritengono di valore in modo da ricevere un prezzo di mercato invece che venderlo ad un unico acquirente? La solita trappola della privatizzazione in cui pezzi importanti della nostra industria vengono svenduti ai soliti quattro ladroni italiani. La nuova compagnia non avra' neanche i call center o la manutenzione pesante e affittera' anche gli aerei da altre compagnie di leasing. Chissa' quale grossa compagnia aera internazionale avra' pagato per garantirsi l'esclusiva di poter mettere le mani sugli asset di Alitalia che verranno svenduti e inglobati in questa specie di societa' veicolo fatta di speculatori italiani? O crediamo forse che la cordata abbia intenzione di mettere altri soldi per investire nel futuro di questa societa' fantoccio?
Intanto rimane la prospettiva della cosi' detta bad-company che non potra' far altro che scaricare le sue passivita' sullo Stato essendo sotto procedura di commissariamento ma non avendo piu' nulla di buono da vendere a prezzi di mercato. Spero che la commissione europea tenga occhi e orecchie bene attente a questa indecenza, e se non ci pensa l'Europa ci penseranno le altre compagnie aeree che faranno sicuramente ricorso per questa procedura contro il libero mercato e la concorrenza. Chissa' se l'Antitrust ha ravvisato qualche avvisaglia di posizione dominante nella procedura di "svendita" ad un unico compratore architettata dal governo. La cosa tragica e' che questa masnada di ladroni verranno anche riconosciuti come salvatori di uno dei campioni nazionali e dell'italianita'. Si comprende bene quale sia l'obiettivo di questo governo a lungo andare, mangiare il piu' possibile e accaparrarsi del maggior numero di beni dello stato ribaltando i costi e le perdite sul bilancio statale e quindi sui cittadini. Presto non ci rimarra' piu' niente.
Intanto sul fronte finanziario ho letto un interessante articolo su uno studio uscita da Banka Italia di Paola Rossi in cui si dichiara che in media, per i mutui concessi nel 2006, al momento dell'erogazione la rata incideva per poco più del 30% sul reddito e tale media rappresenta probabilmente un valore soglia, utilizzato dalle banche per calcolare l'importo concedibile. In taluni casi è consentita un'incidenza anche più elevata del 30%, generalmente soggetta a ulteriori restrizioni, tra le quali la presenza di garanzie accessorie. Ma la cosa piu' interessante dello studio e' il fatto che nel tempo il reddito degli italiani non e' aumentato e invece l'offerta di mutui da parte delle banche e' stata ampliata anche verso quelle fasce di reddito minore dove l'incidenza della rata del mutuo supera di molto la soglia del 30%. Contando che sono aumentati i contratti dei mutui che aumentano il periodo di preammortamento in cui si pagano solo gli interessi e non si restituisce ancora il capitale questo ha causato una incidenza sempre maggiore delle rate sui redditi tale per cui ultimamente anche con l'aumento dei tassi di riferimento BCE c'e' stato un calo delle compravendite immobiliari. Sarebbe interessante capire quanto il mercato immobiliare incide sul PIL nazionale per capire se questo andamento potrebbe causare gli stessi effetti devastanti che stanno distruggendo l'economia americana dove si e' stimato che il mercato immobiliare incide per un terzo del PIL nazionale. Se non siamo vicini agli standard americani poco ci manca, basta guardare la Spagna dove il mercato immobiliare incide molto sul PIL nazionale e dove e' in atto una crisi immobiliare abbastanza importante.

martedì 26 agosto 2008

Diario politico italiano, pagina 27

Fin'ora non ho visto nulla di buono. Al momento le questioni che piu' mi preme sviscerare sono tre: la finanziaria, Alitalia e i rifiuti in campania.
Per quanto riguarda i rifiuti in Campania oramai non se ne sa piu' nulla, l'unica informazione che viene diffusa e' la loro scomparsa dalle strade di Napoli ma dove questi sono andati a finire non e' dato di sapere. Intanto guardando nelle pagine dei bandi&gare della protezione civile scopro che il 22 Agosto 2008 in occasione della conferenza dei servizi e' uscita la "Sintesi illustrativa del progetto definitivo della discarica di Chiaiano". La prima pagina in cui si descrivono i vincoli dell'area e' INQUIETANTE!!! L'area e' classificata come area a rischio parzialmente elevato per pericolosita' idraulica, per fenomeni di trasporto liquido e solido da alluvionamento, a rischio frana. Pero' dato che per fronteggiare la catastrofe rifiuti sono state adottate delle misure "straordinarie" su tutto questo si passa sopra. Tutta la realizzazione dell'opera e' sotto la supervisione della protezione civile e dell'ARPA Campania: ora mi sento piu' tranquillo.... Oltretutto la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) viene rilasciata in deroga alle normali disposizioni in base al parere reso dalla conferenza dei servizi che e' sempre un evento gestito dagli stessi enti: come dire che il VIA e' gia' stato approvato. Dal documento si capisce poi anche che non ci saranno sedi intermedie di trattamento dei rifiuti ma gli stessi verranno conferiti in discarica allo stato in cui sono raccolti dai cassonetti!!! Quindi un deposito "temporaneo" di rifiuti indifferenziati, come dire che ci puo' andare a finire di tutto tanto non c'e' nessun controllo alla fonte.
L'Alitalia e' un altro scandalo. Sembra che il progetto preveda la nascita di una nuova compagnia "newco" che rilevera' il marchio e le attivita' di Alitalia, come le attivita' di volo, le rotte, la flotta e una parte dei dipendenti attuali. Questa compagnia e' composta di 16-18 soci con un capitale stimato di 1 miliardo di euro, poca robba insomma visto che l'Alitalia e' riuscita a quanto pare a raggiungere i 400 milioni di euro di perdite da inizio anno al 30 giugno. I debiti e gli esuberi di personale (circa 6 mila persone) saranno trasferiti a un'altra societa' detta bad-company ma per fare questo e' necessario che il governo modifichi l'attuale legge Marzano che gia' reca disposizioni correttive e integrative alla normativa sulle grandi imprese in stato di insolvenza. E' questa una legge che continua ad apportare modifiche sulla gestione dei fallimenti di grosse societa' e in questo caso sarebbe un "fatto a posta" per aiutare a spese dello Stato, e quindi dei cittadini, la nuova cordata di investitori (perche' non sono imprenditori). In quel caso la bad-company sara' affidata a un commissario liquidatore che cedera' le attivita' a "buon prezzo" alla nuova compagnia e applichera' le procedure di fallimento al restante con buona pace dei creditori e dei lavoratori di Alitalia, insomma una svendita tutta in casa del nostro campione nazionale. Altra ipotesi e' che lo stesso consiglio di amministrazione di Alitalia divida la societa' in due cedendo la parte fallimentare che si porta appresso debiti ed esuberi ad una societa' del Tesoro che si assumerebbe l'onere della liquidazione, ancora quindi la socializzazione delle perdite. Chiaramente nessuna delle due soluzioni piace alla comunita' Europea. In pratica l'Alitalia allo stato attuale e' gia' insolvente e tecnicamente fallita e non puo' proseguire le sue attivita'. Intanto e' rispuntata fuori anche Air-France KLM che sara' stata probabilmente ricontattata per dare a questo aborto uno straccio di piano industriale, la sensazione e' quella che in ogni caso Alitalia sara' svenduta ad Air-France o al miglior offerente e che la cordata italiana e' solo formale e necessaria per sbrigare le pratiche burocratiche. Una volta formata la nuova societa' i vari soci italiani verranno accontentati con partecipazioni e utili per il loro impegno e la compagnia sara' a tutti gli effetti di proprieta' di qualche altra grossa compagnia Aerea straniera.
Il nodo finanziaria invece e' il piu' complesso per gli impatti che avra' sulla nostra economia da qui a 3 anni. La scelta dei tempi per questa innovazione procedurale e' straordinaria, in un periodo di profonda crisi mondiale e di crescita quasi negativa in Italia si decide di tagliare la spesa pubblica in modo esponenziale da qui a tre anni a prescindere. Mentre le aziende e le grandi industrie italiane non vedono l'ora di liberarsi dei tonnellate di esuberi e chiedono piu' flessibilita' sul contratto di lavoro. Vedo orizzonti cupi, molta protesta, consumi in calo l'industria italiana in deficit e i salari sempre piu' bassi. Nei prossimi giorni voglio andare nel dettaglio dei provvedimenti della finanziaria per capire dove andremo a finire.

Golpe incruento in Thailandia

Perche' mi interesso delle faccende dell'Asia dell'est? Perche' nei tratti politici e culturali sono paesi a noi molto vicini, anche se sembra impossibile. La Thailandia in particolare h conservato quell struttura monarchica che alla fine sembra essere la sua vera spina dorsale che la fa risorgere dalla miseria in cui ogni volta sprofonda. Lungi da ma essere un nostalgico della monarchia, mi manca l'eta' per tali ricordi e l'esperienza di vivere sotto un Re, ma in mancanza di altri riferimenti importanti a noi italiani non ci resta neanche la bandiera a cui aggrapparci. E poi penso che in quelle zone dell'Asia dell'est si stia muovendo qualcosa di strano e non nego la possibilita' che ci sia lo zampino di qualche nazione occidentale, ma questa e' un'altra storia. E' di oggi la notizia che migliaia di manifestanti, circa 20 mila, hanno circondato la sede del governo a Bangkok e il presidente attuale, Samak Sundaravej teme che l'esercito si impadronisca del potere. Edifici ministeriali e la sede del governo sono stati circondati dai manifestanti, e in 3 mila hanno preso d'assalto la televisione di Stato, tutto questo per protestare contro il premier accusato di essere una marionetta dell'ex primo ministro Thaksin Shinawatra. L'attuale premier ha vinto le elezioni lo scorso dicembre alla guida del Partito del Potere del Popolo, vi dice niente questo simpatico nome? Le elezioni venivano indette dopo un colpo di stato avvenuto nel 2006 da parte di generali filo-monarchici per deporre Thaksin Shinawatra accusato dela dilagante corruzione, della spaccatura del paese e di aver curato i propri interessi e quelli dei suoi amici. L'ex premier in questione era un magnate delle telecomunicazioni in Thailandia ed era imputato in parecchi processi con l'accusato di frode fiscale. Il nuovo premier a capo del nuovo partito aveva deciso di voler cambiare la Costituzione che era stata approvata della giunta militare con referendum popolare dopo il colpo di stato. Tale modifica veniva fatta allo scopo di eliminare la commissione che si doveva occupare di valutare i patrimoni dei membri di governo. Ecco perche' l'attuale premier viene accusato di essere un burattino nelle mani del precedente primo ministro cacciato. Inoltre il paese attualmente, come in passato, soffre di gravi problemi economici come l'alta inflazione dovuta ai rincari dei prezzi di prima necessita' e della benzina di cui il governo attuale sembra non occuparsi affatto. Chissa' che il vento thailandese non venga a lambire anche le nostre assopite coste risvegliando quel poco spirito patriottico e di sopravvivenza che ci e' rimasto nelle vene. A tutti gli effetti vicende storiche di questo tipo ci ricordano piu' che mai che apparteniamo a tutti gli effetti a quella schiera di paesi sottosviluppati che ancora restano sotto il giogo di una corruzione dilagante.

venerdì 15 agosto 2008

Agosto caldo

Gia' l'altro anno in Agosto lo scoppio della crisi dei mutui subprime in America aveva dato vita a crolli a catena e panico su tutti i mercati finanziari. Oggi a distanza di un anno qualcosa si ripete. I dati sul PIL calcolati in Eurozona mostrano come ci sia stato un consistente calo dello 0,2% nel secondo trimestre. Fino ad oggi l'economia della zona euro era sempre risultata positiva su base congiunturale (cioè trimestre su trimestre), ad eccezione del secondo trimestre del 2003, quando il pil era rimasto invariato. Andando più a ritroso nel tempo e facendo riferimento al periodo anteriore alla nascita di Eurolandia, i Paesi che attualmente fanno parte dell'euro avevano accusato una crescita negativa nel loro complesso nel lontano 1993. A livello strutturale siamo nella fase discendente del ciclo economico. Germania, Francia e naturalmente Italia registrano i peggiori risultati, mentre la Spagna registra un modesto incremento dello 0,1%. I consumi sono scesi dello 0,9% in termini reali nel secondo trimestre con il settore automobilistico che ha sofferto una flessione del 4%. Questo a fronte di salari e retribuzioni ferme e ad una disoccupazione che é tornata, seppure leggermente, a crescere. Di conseguenza la produzione industriale é diminuita dello 0,6% trascinando al ribasso anche gli investimenti. Gli indicatori previsionali, come la fiducia delle imprese, indicano aspettative negative anche per l'estate e la stessa Banca Centrale Europea prevede che il ciclo economico stagnante possa proseguire per tutto il terzo trimestre. A mio parere con l'inflazione galoppante (il tasso annuale e' al 4% contro l'1,8% dell'anno scorso) non siamo in un periodo di stagnazione ma bensi' in un ciclo recessivo, i tassi continueranno ad aumentare mentre forse i costi delle materie prime vista la diminuzione della domanda tenderanno a diminuire: probabilmente il movimento speculativo che si e' spostato dalle azioni al petrolio tornera' a battere cassa sui corsi azionari che avranno nel frattempo svalutato i loro valori iniziali.
Anche negli USA le cose non vanno meglio, aumentano i prezzi al consumo (il doppio del previsto) e conseguentemente aumenta l'inflazione che si attesa al 5,6%, al massimo dal gennario 1991. A far balzare cosi' in alto l'inflazione la corsa dei prezzi dell'energia, dei beni alimentari e le tariffe. Questo non e' una buona notizia viste le minacce all'orizzonte di un sostenuto rallentamento dell'economia USA e mondiale. Forse la Fed sara' costretta ad alzare i tassi e allora saranno discese in picchiata per le borse. Intanto gli indici a Wall Street sono passati in positivo nonostante le indicazioni negative sulla salute dell'economia USA fornite dai dati macroeconomici. In calo anche il petrolio. Forse i listini USA si stanno preparando per una super caduta in picchiata degli indici e stanno spingendo piu' in alto possibile i margini di guadagno.
Le borse internazionali fanno registrare risultati positivi solo nei comparti minerari, petroliferi e delle materie prime. L'andamento dei titoli bancari invece e' altalenante e molto dipende dal susseguirsi di notizie che ogni istante spuntano riguardanti quel settore. JP Morgan e Morgan Stanley per esempio hanno deciso di ricomprarsi alcune obbligazioni che avevano piazzato sul mercato poco prima che diventassero illiquide. In generale i titoli che vedono recuperi sul resto dei corsi azionari riguardano aziende che hanno deciso di reagire al ciclo economico sfavorevole con tagli del personale e riduzione dei costi. L'euro perde terreno sul dollato ancora scivolando a quota 1,48, tutto questo sulla scia dei timori di un rallentamento giustificato dell'Economia Europea nel suo insieme.
Sul fronte geopolitico la guerra in Georgia sembra arrivata a una tregua. La situazione ha dimostrato le vere forze in campo, da un lato un'America che oramai conta poco e che abbaia e non morde, un'Europa che si interpone come puo' tra i conflitti e la vera potenza economica, politica e militare mondiale che e' la Russia. Stessa caratura mondiale l'avranno anche l'India e la Cina, il baricentro geopolitico mondiale si sposta definitivamente a east e possiamo idealmente tirare una linea di confine virtuale tra Russia-India-Cina e il resto del mondo, nuova zona del contendere mondiale, nuova guerra fredda fra occidente e oriente. Da questo lato possiamo immaginare che i conflitti aumenteranno, vista la ramificazioni degli interessi di questi tre colossi che oramai si sono sparsi per tutta l'Africa, l'Asia e l'America Latina. Non contando i mai sopiti conflitti etnici e religiosi che ancora oggi minacciano l'integrita' di molti stati sovrani.

martedì 12 agosto 2008

Intermezzo internazionale: economia pronta ad esplodere

Queste notizie non potevo certo perdermele per l'ironia con cui involontarieamente sono impregnate. Incomincia a calare la tempesta speculativa avida di profitti che si era scatenata sul petrolio che torna a cifre intorno a 112 dollari seguita da un'inquietante ribasso dell'oro e un quanto meno stupefacente balzo del dollaro che tocca vette neanche immaginabili dal piu' ingenuo di questo mondo. E' in atto qualcosa di strano sui mercati mondiali, una grossa nube che impedisce la vista delle tempeste all'orizzonte. Intanto qualcosa si intravede, piccoli scricchiolii all'orizzonte. La siccita' di liquidita' che sta investendo il mercato e' piu' devastante del deserto del Sahara. Freddie and Fannie iniziano a dichiarare perdite ad ogni trimestrale, ad ogni scandenza di pagamento delle rate dei mutui, JP Morgan ha preannunciato per il terzo trimestre altri 1,5 miliardi di dollari di perdite a causa dei minori livelli di liquidità e delle esposizioni ai mutui subprime, Wachovia, ha alzato a 9,11 miliardi di dollari le perdite per il secondo trimestre comunicate a luglio e ha annunciato che taglierà un maggior numero di posti di lavoro (ha deciso di mandare a casa 6.950 dipendenti) a causa del deterioramento del mercato immobiliare. Chiaramente l'ammissione del loro stato disastrato verso il mercato e le azioni correttive di tagli hanno non poco emozionato i listini azionari facendo balzare il valore delle azioni.
Ubs ha deciso di non vendere ma nel corso della conference sui risultati semestrali ha spiegato che le tre divisioni della banca avranno d'ora in avanti più grande autonomia per accrescere la «flessibilità strategica». L'amministratore delegato Marcel Rohner ha annunciato per la banca europea più colpita dalla crisi dei mutui subprime un ritorno all'utile nel 2009. Almeno per il secondo semestre, infatti, non si prevede un miglioramento del quadro economico. Il colosso elvetico ha chiuso il secondo trimestre con una nuova perdita - la quarta consecutiva - di 358 milioni di franchi contro un utile di 5,6 miliardi nello stesso periodo del 2007. Decisiva la cattiva performance dell'investment banking (con una perdita lorda di 5,2 miliardi contro un utile di 1,7 miliardi l'anno scorso) che ha zavorrato anche la roccaforte del wealth management, la gestione patrimoniale, in passivo per la prima volta in otto anni. La banca aveva indicato a inizio luglio di stimare un risultato stabile o lievemente negativo nel trimestre grazie ad un credito d'imposta di 3 miliardi di franchi. L'istituto ha operato nuove svalutazioni per 5,1 miliardi di dollari. Dall'inizio della crisi finanziaria internazionale, la banca svizzera ha svalutato attivi per 42,5 miliardi di dollari. Il gruppo ha quindi annunciato la scissione dei tre divisioni in entità autonome: banca d'affari, private banking e gestioni mettendo fine al modello di banca integrata. Scelta apprezzata dal mercato, visto che il titolo a Zurigo si è messo subito in evidenza segnando un incremento del 2,7% a metà seduta. In Italia si incomincia a intravedere qualche crepa nel settore immobiliare, dopo anni di crescita dei posti di lavoro nel settore, le società quotate italiane stanno tagliando i costi e con loro i dipendenti. Sulla base degli ultimi risultati societari trimestrali e semestrali emergono tagli fino al 15 per cento. Il taglio dei posti di lavoro è uno degli effetti collaterali della crisi del settore che, stretto fra riduzione delle valutazioni degli immobili e mancanza di liquidità, sta correndo ai ripari per uscire dalle difficoltà. Pirelli Re ha annunciato che entro fine anno 200 dipendenti lasceranno il gruppo, Gabetti ha gia' avviato dalla metà del 2007 un dimagrimento della forza lavoro. Intanto l'inflazione galoppa verso il superamento del 4,1% e sono in previsioni aumenti di tutte le tariffe legate all'energia. E come se non bastasse in Italia parte una manovra che leghera' le risorse dello stato per tre anni di seguito con l'aggravante che i cordoni della borsa statale verranno sempre piu' stretti da giganteschi tagli sulla spesa pubblica. Se c'era un momento opportuno dove reimmettere nuova liquidita' nel mercato italiano oramai asfittico era proprio questo dove le condizioni internazionali e la competizione mondiale stanno schiacciando la nostra industria e la piccola impresa.
Qualcuno sostiene che forse le condizioni di mercato si siano «sostanzialmente deteriorate», viva Dio qualcuno c'e' arrivato finalmente. Non vedo niente di buono all'orizzonte e con la campagna di propaganda che si sta orchestrando da qui a fine anno ne sapremo sempre di meno.

lunedì 11 agosto 2008

Diario politico italiano, pagina 26

E' partita la campagna di propaganda, e l'informazione tace.
Mai come in questo periodo si sente il peso del silenzio dell'informazione e il frastuono della propaganda. Sulle reti RAI imperversano le solite facce che ci spiegano quanto bene stia operando il governo e come siano rivoluzionarie le sue iniziative. Intanto l'inflazione schizza al 4,1%, almeno quella annunciata, i tagli alla macchina pubblica iniziano a paralizzarne l'azione, crollano i consumi, l'imprenditoria italiana e' in declino e la ricerca e' una parola sconosciuta. Nel mentre scoppia la guerra tra Georgia e Ossezia del Sud per il controllo del territorio dove passa uno dei piu' grossi oleodotti per il trasporto del petrolio dal Mar Caspio al mediterraneo. Questa guerra sara' un'altra occasione per il governo italiano di dare mostra di se' ostentando un apparente peso politico sulle decisioni che ci saranno in merito. Quello che credo io, a prescindere dalla importanza di cui possa godere il nostro presidente del consiglio, e' che l'Italia conta talmente poco sullo scacchiere geopolitico internazionale che poco varra' la presunta azione del nostro governo. Probabilmente ci chiameranno a gestire la situazione post-conflitto in pronta risposta alle richieste della NATO. Intanto continuera' su tutto il territorio l'assopimento delle coscienze con la propaganda e la promozione dell'azione di governo. L'importante e' non sapere che le cose non vanno bene ma che sul territorio vengono risolti piccoli e banali problemi come la sicurezza contro gli immigrati. Eventi pu' grandi di noi stanno decidendo il destino di tutto il pianeta, la guerra per le risorse energetiche, la caduta dell'economia americana, l'affacciarsi sulla scena economica mondiale di potenze come la Cina, l'India e la Russia, l'inflazione galoppante che sta minando l'economia Europea, le nuove tensioni su tutto il globo dovute a ragioni religiose. Tutto lo scenario mondiale sta cambiando e l'Italia rimane ferma, chiusa in se stessa e senza prospettive per il futuro. I nostri migliori ricercatori lavorano all'estero, le nostre prospettive in campo energetico sono legate a vecchie tecnologie pericolose, la nostra industria e' vecchia e non piu' innovativa, la maggior parte delle risorse economiche che negli anni si sono spostate nel comparto immobiliare fino a crearne una vera e propria bolla speculativa sono sul punto di essere smobilitate anche se non e' ben chiaro allo scoppio della bolla dove andranno ad essere convogliate. La nostra classe politica come quella manageriale e' vecchia, priva di prospettive, intenta solo a garantire i propri privilegi, reazionaria nell'azione. Presto o tardi i settori che trainano la nostra economia interna subiranno un forte ridimensionamento ma non ci saranno vie alternative di sviluppo se restiamo prigionieri di una classe manageriale come la corporazione di confindustria che tenta in tutti i modi di mantenere lo status quo.