Chi sono?

Nasco primogenito in quel di Roma nel 1969 in una via foriera di mirabilanti e inimmaginabili prosperi futuri: via Lorenzo il Magnifico. Ancora attendo l'avverarsi di questa profezia. Per sommo errore una volta giudicato maturo dall'istituzione scolastica scelgo di fare Ingegneria. Questa scelta cambiera' drasticamente il mio destino e le mie inclinazioni mortificando inconsapevolmente ogni mia aspirazione e interesse. Dopo aver pagato a suon di stempiatura e diradamento di capelli la mia scelta vengo fagocitato dalla triste e mediocre realta' del lavoro da cui ancora oggi provo a stento di liberarmi con tutte le mie forze, ma oramai la routine ha fiaccato ogni mia velleita'.

mercoledì 27 agosto 2008

Diario politico italiano, pagina 28

PASTROCCHIO ALITALIA.
Credono di poter fare i loro giochetti in solitaria ma non sono altro che sciocchi dilettanti allo sbaraglio. Quello che stanno combinando con Alitalia e' la dimostrazione di una strategia di divisione dei pani e dei pesci tra pochi intimi, pochi discepoli.
Da quello che apprendo dalle notizie che si susseguono sui giornali il governo avrebbe intenzione di vendere parte degli asset, del personale e delle attivita' di Alitalia a questa specie di societa' veicolo fantoccio newco, la strategia industriale e' completamente cambiata: una compagnia a scala ridotta focalizzata su breve e medio raggio con minor personale, il 36% degli aerei e il 28% delle destinazioni in meno. La "cordata italiana" farà una proposta "per i nuclei valorizzabili di Alitalia ed Air One" grazie al miliardo di euro stanziato dai soci e l'operazione sara' vincolata a quattro condizioni: l'individuazione delle attività in salute di Alitalia, l'accordo con i fornitori, l'intesa con i sindacati e la certezza che "persone, attività, passività e contratti" non previsti dall'acquisto resteranno a capo della vecchia società. In sostanza a Commissario e stato. Ai miei tempi a scuola questa si chiamava "pappa pronta". Anche un imbecille non potrebbe farsi sfuggire questa "svendita" all'asta dei gioielli di Alitalia oltretutto essendo gli unici compratori. Perche' non mettono all'asta l'intero patrimonio o solo quello che ritengono di valore in modo da ricevere un prezzo di mercato invece che venderlo ad un unico acquirente? La solita trappola della privatizzazione in cui pezzi importanti della nostra industria vengono svenduti ai soliti quattro ladroni italiani. La nuova compagnia non avra' neanche i call center o la manutenzione pesante e affittera' anche gli aerei da altre compagnie di leasing. Chissa' quale grossa compagnia aera internazionale avra' pagato per garantirsi l'esclusiva di poter mettere le mani sugli asset di Alitalia che verranno svenduti e inglobati in questa specie di societa' veicolo fatta di speculatori italiani? O crediamo forse che la cordata abbia intenzione di mettere altri soldi per investire nel futuro di questa societa' fantoccio?
Intanto rimane la prospettiva della cosi' detta bad-company che non potra' far altro che scaricare le sue passivita' sullo Stato essendo sotto procedura di commissariamento ma non avendo piu' nulla di buono da vendere a prezzi di mercato. Spero che la commissione europea tenga occhi e orecchie bene attente a questa indecenza, e se non ci pensa l'Europa ci penseranno le altre compagnie aeree che faranno sicuramente ricorso per questa procedura contro il libero mercato e la concorrenza. Chissa' se l'Antitrust ha ravvisato qualche avvisaglia di posizione dominante nella procedura di "svendita" ad un unico compratore architettata dal governo. La cosa tragica e' che questa masnada di ladroni verranno anche riconosciuti come salvatori di uno dei campioni nazionali e dell'italianita'. Si comprende bene quale sia l'obiettivo di questo governo a lungo andare, mangiare il piu' possibile e accaparrarsi del maggior numero di beni dello stato ribaltando i costi e le perdite sul bilancio statale e quindi sui cittadini. Presto non ci rimarra' piu' niente.
Intanto sul fronte finanziario ho letto un interessante articolo su uno studio uscita da Banka Italia di Paola Rossi in cui si dichiara che in media, per i mutui concessi nel 2006, al momento dell'erogazione la rata incideva per poco più del 30% sul reddito e tale media rappresenta probabilmente un valore soglia, utilizzato dalle banche per calcolare l'importo concedibile. In taluni casi è consentita un'incidenza anche più elevata del 30%, generalmente soggetta a ulteriori restrizioni, tra le quali la presenza di garanzie accessorie. Ma la cosa piu' interessante dello studio e' il fatto che nel tempo il reddito degli italiani non e' aumentato e invece l'offerta di mutui da parte delle banche e' stata ampliata anche verso quelle fasce di reddito minore dove l'incidenza della rata del mutuo supera di molto la soglia del 30%. Contando che sono aumentati i contratti dei mutui che aumentano il periodo di preammortamento in cui si pagano solo gli interessi e non si restituisce ancora il capitale questo ha causato una incidenza sempre maggiore delle rate sui redditi tale per cui ultimamente anche con l'aumento dei tassi di riferimento BCE c'e' stato un calo delle compravendite immobiliari. Sarebbe interessante capire quanto il mercato immobiliare incide sul PIL nazionale per capire se questo andamento potrebbe causare gli stessi effetti devastanti che stanno distruggendo l'economia americana dove si e' stimato che il mercato immobiliare incide per un terzo del PIL nazionale. Se non siamo vicini agli standard americani poco ci manca, basta guardare la Spagna dove il mercato immobiliare incide molto sul PIL nazionale e dove e' in atto una crisi immobiliare abbastanza importante.

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