Chi sono?

Nasco primogenito in quel di Roma nel 1969 in una via foriera di mirabilanti e inimmaginabili prosperi futuri: via Lorenzo il Magnifico. Ancora attendo l'avverarsi di questa profezia. Per sommo errore una volta giudicato maturo dall'istituzione scolastica scelgo di fare Ingegneria. Questa scelta cambiera' drasticamente il mio destino e le mie inclinazioni mortificando inconsapevolmente ogni mia aspirazione e interesse. Dopo aver pagato a suon di stempiatura e diradamento di capelli la mia scelta vengo fagocitato dalla triste e mediocre realta' del lavoro da cui ancora oggi provo a stento di liberarmi con tutte le mie forze, ma oramai la routine ha fiaccato ogni mia velleita'.

venerdì 18 gennaio 2008

La Febbre dell'ORO

Questo post e' liberamente tratto da un articolo di Federico Rampini su Repubblica intotolato "L'eta' dell'ORO" .

Nel 2008 l'oro tocca per la prima volta nella storia il prezzo record di 900 dollari l'oncia. Il famoso lord Keynes defini' negli anni sessanta l'oro una "barbara reliquia" ma stranamente le banche centrali seguitano a riempire i loro forzieri di metallo giallo. Non andando lontano nel tempo ricordiamo che nel 1944 con gli accordi di Bretton Woods tutte le nazioni del mondo con l'eccezione del blocco sovietico passano al gold-exchange standard, e di fatto accettano il dollaro come strumento del commercio mondiale e degli investimenti. Fino al 1971 quando ancora il sistema monetario internazionale era fondato sul gold-exchange standardc ioe' sulla convertibilita' in oro del dollaro garangito dalle riserve aurifere di Fort Nox, l'oro era quotato35 dollari. Da allora l'oro e' rimasto svincolato dal suo ruolo nei pagamenti tra stati ma ancora ben presentenei forzieri delle banche centrali. E' diventato un termometro sensibile delle congiunture geopolitiche mondiali per cui tensioni militari o pericoli inflazionistici hanno sempre riacceso la febbre del lingotto fra gli investitori in cercadi bene rifugio.
Nel 1980 l'oro tocco0 quota 850 dollari l'oncia, un prezzo che tuttora insuperato in termini reali e cioe' al netto dell'inflazione: era infatti l'anno della rivoluzione khomeinista in Iran e l'URSS aveva invaso l'Afganistan. Non vi ricorda nulla l'Afganistan e l'Iran ripensando ai giorni nostri? Anche se oggi le forze che spingono il suo prezzo verso l'alto sono sopratutto economiche, come la recessione che avanza in America, la crisi disfiucia del sistema bancario, l'inflazione delle derrate agricole e delle materie prima e la fame di oro dei nuovi ricchi dei paesi emergenti come l'India, in realta' la situazione geopolitica non e' cambiata di molto.
L'economista Larry Summers che ga studiato le fluttuazioni dell'oro dal 1730 ha formulato la "legge di Summers" che dice che la voglia di metallo giallo e' inversamente proporzionale ai rendimenti che si possono ottenere dagli investimenti industriali e finanziari. E cioe' piu' l'economia reale va a picco e le borse sono in preda al pessimismo e piu' il lingotto torna di moda.
Nel lontano periodo che va dal 1500 al 1650 la Spagna con le sue conquiste in america centrale e in Brasile e' invasa dal metallo prezioso a tal punto da essere stremata dall'inflazione. Questa maledizione aurifera sara' la causa dell'impoverimento dell'impero spagnolo che rimane ai margini della rivoluzione industriale che avviene in Inghilterra. E' l'inflazione aurifera, che di solito coincide con un altro fenomeno che e' la pressione dello sviluppo economico sulle risorse naturali. Tra il XV e il XVI secolol'Europa e' tormentata dal caro vita perche' i terreni coltivabili non bastano a soddisfare il boom demografico.
Ritornando a tempi piu' recenti si e' detto che la fiducia del dollaro era assicurata dalla convertibilita' in ogni momento in oro ad opera delle autorita' americane. Ma col passare del tempo aumenta la massa di dollari in circolazione anche per effetto della guerra del Vietnam e dei deficit americani e la convertibilita diventa una garanzia insostenibile tanto che piu' volte la Francia gollista minaccia Washington di vendere dollari chiedendo una massiccia conversione di dollari in lingotti. Oggi questo scenario sarebbe catastrofico con il dollaro in picchiata verso l'abisso, in realta' tutto questo non avviene perche' Nixon nel 1971 abolisce il gold-exchange standard per manifesta insostenibilita'. Il mondo precipita in un'era di instabilita' monetaria, l'inflazione dilaga e le parita' tra valute oscillano paurosamente e l'oro perde il suo status e sembra avviato a tramontare.
In generale i suoi svantaggi sono che non frutta ne' gli interessi di un BOT ne' i dividendi di un'azione ne' l'affitto di un immobile, anzi bisogna pagare per tenerlo in custodia. Ma oggi con i nuovi strumenti finanziari non si e' obbligati a comprarne quantita' fisiche, con i contratti futures si acquistano promesse di acquisto o vendita scommettendo sulla possibile futura fluttuazione del suo prezzo. Tutto questo aumenta la possibilita' di speculazione sul metallo prezioso che ne aumenta inevitabilmente il prezzo nei periodi di crisi economica. Inoltre le nuove potenze asiatiche come Cina e India con il boom economico di questi ultimi anni hanno visto aumentare il potere d'acquisto del ceto medio il quale si porta dietro come tradizione il mito dell'oro come deposito di risparmio, e quindi lo compra e lo accumula per se stessi levandolo quindi dal mercato. Di fatto l'annoscorso la sola India ha impotato 800 milioni di tonnellate di oro che e' pari al 20% di tutto il consumo mondiale. Cosi' la corsa all'oro e' alimentata da una parte da centinaia di milioni di acquirenti che lo vogliono possedere fisicamente e dall'altra gli Hedge founds specializzati in metalli preziosi che dirottano i soldi della loro ricca clientela occidentale su ifutures auriferi o sulle societa' minerarie come protezione quando spira vento di tempesta su tutti gli altri investimenti finanziari. E intanto anche l'indistra della lavorazione dei metalli preziosi si arricchisce.
E' interessante notare che le risesrve aurifere della Banca d'Italia, che guadagnano valore a vista d'occhio in questo periodo, sono state stimate ultimamente pari a circa mille miliardi di dollari. C'e' pero' un accordo fra le banche centrali che limita la quantita' di riserveaurifere che possono vendere sul mercato. E inoltre la commissione europea e la BCE non consentono che il ricavato di queste venditesia usato per ridurre il nostro debito pubblico (il Trattato europeo vieta il finanziamento degli stati da parte delle banche centrali).
Al momento la distribuzione di oro nei forzieri di tutto il mondo e' cosi' composta, il 6% in Asia, il 6% in altri paesi Europei,l'1% nei forzieri dell'FMI-BRI, il 12% nel resto del mondo, il 26% in USA e il 39% nell'area Euro.

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