Chi sono?

Nasco primogenito in quel di Roma nel 1969 in una via foriera di mirabilanti e inimmaginabili prosperi futuri: via Lorenzo il Magnifico. Ancora attendo l'avverarsi di questa profezia. Per sommo errore una volta giudicato maturo dall'istituzione scolastica scelgo di fare Ingegneria. Questa scelta cambiera' drasticamente il mio destino e le mie inclinazioni mortificando inconsapevolmente ogni mia aspirazione e interesse. Dopo aver pagato a suon di stempiatura e diradamento di capelli la mia scelta vengo fagocitato dalla triste e mediocre realta' del lavoro da cui ancora oggi provo a stento di liberarmi con tutte le mie forze, ma oramai la routine ha fiaccato ogni mia velleita'.

sabato 22 marzo 2008

Dollaro, petrolio ed economia USA

Il dollaro cala a vantaggio di altre monete come l'euro e l'azione della FED non coordinata con altre banche centralinon fa che farlo sprofondare sempre piu' in basso. E' come un suicida che si butta da un palazzo che chiede al suo salvatoredi buttarsi insieme a lui. I mercati valutari hanno iniziato a muoversi a senso unico imprimendo un'ulteriore spinta verso il basso. Di fronte ad un paese che consuma molto di piu' di quel che produce, effetto di tale comportamento e' lo spaventoso disavanzo dellepartite correnti (bilancia commerciale), le alternative sono due. La prima prevede la vendita a pezzi degli asset americani a iniziare dal comparto dellebanche. La seconda e' aumentare le esportazioni. Per quanto riguarda il primo punto sappiamo che il disavanzo viene finanziatodalle maggiori banche asiatiche e arabe e che ora con i fondi sovrani stanno entrando in possesso anche delle banche americane.Per quanto riguarda le esportazioni la crisi americana del credito si accompagna a una vera e propria crisi dei consumi (i cittadini sono sempre piu' indebitati) e quindidell'industria con una diminuzione della domanda interna e la cura del dollaro debole sta funzionando sul settore delle esportazioni.Il saldo estero infatti e' in miglioramento, se non consideriamo i costi per il petrolio, dato il valore basso della moneta americanache la rende conveniente, e la diminuita domanda di consumi abbassa la quota di importazioni. La crisi immobiliare ha portato inAmerica l'effetto di una frenata dei consumi e un mercato del lavoro in retromarcia per cui ora l'America e' diventata venditricedi ultima istanza, cioe' esporta grazie al dollaro debole, e non compra molto per cui gli altri paesi dovranno basarsi essenzialmentesulla loro economia interna. E dal punto di vista dell'economia interna sia Europa che Cina hanno un'inflazione in aumento che hannoportato all'aumento delle materie prime energetiche ed alimentari e si ritrovano a non poter piu' scaricare questi costi suiconsumatori americani dato l'apprezzamento dell'euro sul mercato valutario e' fermo. C'e' quindi un problema di sopravvalutazionedell'euro che svantaggia pesantemente le esportazioni.Il rischio, sopratutto in Europa, e' l'inizio di una rincorsa prezzi e salari in un mercato del lavoroancora molto rigido e non in grado di adeguarsi alle congiunture economiche (fluttuazioni del ciclo economico). Intanto sul fronte finanziario le perdite stimate ultime saranno circa 400 miliardi di dollari ripartite fra societa' finanziare USAe non USA. Tutto questo lo si inizia a intravedere dagli accantonamenti per perdite nei bilanci che le varie istituzioni finanziariestanno iniziando a mettere in conto bilancio. Se tutto questo avra' ricadute pesanti sul credito e i prestiti all'economia questonon siamo in grado di capirlo ancora. Intanto movimenti spericolati di pura speculazione si stanno verificando in borsa dove siail petrolio che l'oro tornano a cifre piu' fisiologiche, segno che le istituzioni finanziarie hanno finalmente venduto in massa su quei mercati completando la loro strategia di recupero delle perdite. La situazione recessiva americana e quindi il rallentamentodell'economia infatti non potevano di certo aumentare la richiesta di petrolio e di conseguenza aumentarne il prezzo, il fenomenoera quindi puramente speculativo e prima o poi sarebbe stato smascherato (anche i paesi dell'OPEC non vedevano l'opportunita' diaumentare la domanda a fronte di una invariata se non diminuita richiesta di oro nero).In sintesi quindi l'America spera che la caduta dei consumi interni congiuntamente con la svalutazione del dollaro avra' un effettopositivo sui conti con l'estero, era gia' accaduto che la crisi dell'immobiliare abbia aperto la strada a un miglioramento deglisquilibri commerciali con effetti sulla valuta. Il mercato azionario si sta muovendo di conseguenza puntando su societa' rivolteall'export e alle grandi marche, tenendo presente che non sara' piu' l'economia interna a trascinare i consumi e il fatturato, gliutili dipenderanno da quanto i gruppi USA riusciranno a penetrare i mercati esteri. Inoltre la crisi dei mutui subprime e dellafinanza creativa e strutturata ha scosso il sistema finanziario mondiale instillando sfiducia. Lo spaventoso effetto leva deiprodotti finanziari si e' sgonfiato e le banche ne pagano le conseguenze svalutando miliardi di dollari di crediti o titoli.Ora il vero problema è che ora nessuno si fida più di loro: sul mercato interbancario, quello attraverso il quale le banche si prestano soldi l'una con l'altra, i tassi sono sempre elevati. Segno che le stesse banche si guardano con sospetto l'una con l'altra. Questo sta creando conseguenze negative a catena. E sta spingendo gli investitori a tenere stretta la liquidità.I fondi hanno in portafoglio tanta liquidità come non era mai successo nella storia. Questo, più che l'andamento dei listini, è il vero termometro della crisi. E' un po' la teoria della moneta buona e della moneta cattiva, quella che circola ora e' monetacattiva di valore spazzatura mentre conservata come liquidita' c'e' la moneta buona, il che fa pensare che ci saranno pesantirestrizioni sul credito da qui in avanti.

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