Chi sono?

Nasco primogenito in quel di Roma nel 1969 in una via foriera di mirabilanti e inimmaginabili prosperi futuri: via Lorenzo il Magnifico. Ancora attendo l'avverarsi di questa profezia. Per sommo errore una volta giudicato maturo dall'istituzione scolastica scelgo di fare Ingegneria. Questa scelta cambiera' drasticamente il mio destino e le mie inclinazioni mortificando inconsapevolmente ogni mia aspirazione e interesse. Dopo aver pagato a suon di stempiatura e diradamento di capelli la mia scelta vengo fagocitato dalla triste e mediocre realta' del lavoro da cui ancora oggi provo a stento di liberarmi con tutte le mie forze, ma oramai la routine ha fiaccato ogni mia velleita'.

sabato 12 aprile 2008

Bollettino economico 1

  • Materie Prime: il petrolio arriva a quota 112 dollari al barile. Circolano dati "inaspettatamente" bassi sulle scorte di energia degli Stati Uniti, e le contrattazioni a New York dei futures sul greggio con scadenza a maggio vengono scambiati a quota 112,06 al barile, in netto rialzo. Il record stabilito in marzo era stato di 111,80 dollari al barile, e anche il Brent aggiorna il proprio record superando la quota di 109 dollari al barile. Il prezzo dei cereali e' cresciuto del 56% e a lanciare l'allarme e' la FAO che ha timore per i paesi poveri che si sfamano con i cereali. Alcuni dei principali Paesi produttori (India, Cina, Vietnam, Egitto) hanno ridotto le esportazioni per combattere l'inflazione alimentare in patria. In questo modo però hanno provocato timori di scarsità di cibo nei Paesi importatori (soprattutto in Africa). La Fao esorta dunque i Paesi donatori e le istituzioni finanziarie internazionali a incrementare gli aiuti in dollari. L'aumento dei prezzi è dovuto alla domanda sempre crescente e al progressivo esaurimento delle scorte. Nel 2007 il prezzo del riso ha registrato l'aumento maggiore. Alla fine di marzo i prezzi del grano e del riso erano circa il doppio rispetto all'anno precedente, mentre quelli del mais erano aumentati di oltre un terzo. La Fao denuncia scontri in diversi Paesi, come Egitto, Camerun, Costa d'Avorio, Senegal, a causa dei forti aumenti dei prezzi del pane, dei prodotti a base di mais, del latte, dell'olio, della soia e di altri prodotti alimentari di base, nonostante le misure di controllo dei prezzi prese dai governo locali. In Pakistan e in Thailandia si è dovuto ricorrere all'esercito per evitare assalti al cibo nei campi e nei magazzini. Per fronteggiare i disordini i governi locali stanno mettendo in atto una serie di misure sull'export e i dazi all'import, oltre che a incentivare la produzione interna di cereali. Il riso è l'alimento principale per tre miliardi di persone. L'inflazione dei prezzi alimentari colpisce maggiormente le popolazioni povere, poiché la spesa per procurarsi il cibo rappresenta il 60-80% del totale mentre nei paesi industrializzati la spesa per il cibo rappresenta solo il 10-20% della spesa complessiva del consumatore. Secondo le previsioni, la produzione cerealicola mondiale nel 2008 è destinata a crescere del 2,6%, per attestarsi intorno alla quantità record di 2.164 milioni di tonnellate. Se l'aumento di produzione previsto per il 2008 si materializzerà - si legge nel rapporto - potrebbe attenuarsi l'attuale situazione di scarsità dell'offerta cerealicola mondiale ma molto dipenderà dalle condizioni climatiche. È necessario mettere in atto un enorme piano di trasferimento di sementi, fertilizzanti e mezzi di produzione nei Paesi in via di sviluppo perche' non è più possibile contare sulle scorte mondiali di cereali che sono al livello minimo dal 1980 e sono diminuite del 5% rispetto all'anno scorso». La questione dell'impennata dei prezzi delle materie prime agricole e' un tema che ha un impatto sulla pace, sulla sicurezza e sui diritti umani». Intanto pessime condizioni metereologiche in alcuni Paesi del mondo (troppe precipitazioni in alcuni paesi e siccità in altri come l'Australia), l'aumento enorme della domanda a causa di Cina e India e l'uso dei cereali per il bioetanolo (un tipo di carburante) negli Usa non fanno che incrementare il prezzo sul mercato. Non da ultimo la riduzione della terra coltivabile e dell'acqua per l'irrigazione a causa dell'industrializzazione e dell'urbanizzazione, la domanda in crescita di carne e formaggio da parte delle classi medie urbane (che porta alla riduzione delle coltivazioni di riso), i danni ai raccolti provocati da inondazioni in Indonesia e Bangladesh e dal gelo in Cina e Vietnam, portano a una evidente carenza di prodotto. «Stiamo consumando più di quello che stiamo producendo» ha detto alla Bbc l'economista agricolo dell'Irri Sushil Pandey -. Serve più ricerca per aumentare la produttività del riso». L'istituto indica una serie di campi di intervento: migliore gestione dei raccolti, strutture più efficienti per la lavorazione dei prodotti, varietà di riso a più alta redditività, migliore formazione degli agronomi. Nel settore Energia l'Enel e la egiziana Egas hanno siglato un accordo che permetterà al gruppo italiano di entrare nella Upstream (processo di esplorazione e di produzione) del gas egiziano e di trasportare metano in Italia. L'intesa prevede lo sviluppo di attività congiunte nella filiera e nella vendita di gas liquefatto e naturale e nel parco di generazione elettrica egiziano a cui l'Enel darà un contributo per migliorare l'efficienza. L'accordo, in parte ancora oggetto di negoziazione, potrebbe portare a una fornitura di due miliardi di metri cubi di gas, un quantitativo di combustibile che ha un valore a prezzo industriale vicino ai 500 milioni di euro ed è in grado di soddisfare circa il 3 per cento del fabbisogno italiano annuo di gas naturale. «L'accordo con Egas pone le fondamenta per un'alleanza strategica nel lungo termine che permetterà ad Enel di entrare nel mercato di uno dei maggiori paesi produttori di gas ed è funzionale alla strategia di diversificazione delle fonti di energia e di creazione di un gruppo integrato verticalmente, dalla produzione alla vendita ai clienti finali» ha spiegato Conti. Sara' forse per questo motivo che in italia i politici parlano cosi' tanto spesso di "rigassificatori" e di piattaforme logistico-trategiche, in barba al libero mercato e all'intervento dello stato. Faremmo bene a dire direttamente che l'Enel e' un'articolazione dello stato che partecipa attivamente alle politiche strategiche per l'approvvigionamento strategico, l'unica cosa che bisogna stabilire e' chi tra l'Enel e lo Stato ha la posizione di privilegio.
  • Finanze: Torna a salire il debito pubblico italiano in valore assoluto: a gennaio era a quota 1.621 miliardi di euro rispetto ai 1.596 di dicembre 2007. Lo comunica la Banca d'Italia. Di contro pero' c'e' una crescita a due cifre per le entrate di cassa nel primo bimestre del 2008: a gennaio-febbraio sono state pari a 59.173 milioni di euro, il 10,5% in più rispetto al corrispondente periodo del 2007. Sul fronte europeo ci sono ancora forti pressioni al rialzo dell'inflazione, ma la stabilità dei prezzi resta il primo obiettivo della Bce che mantiene invariati i tassi (e l'euro registra nuovi record sul dollaro). Secondo Trichet l'attuale politica monetaria della Bce contribuisce alla stabilità dei prezzi mentre le tensioni sui mercati potrebbero durare più del previsto. Intanto la cosi' detta tensione sul mercato provochera' secondo le stime una perdita per 945 miliardi di dollari (stima del FMI riportata nel suo Financial Stability Report). La caduta dei prezzi immobiliari negli Usa e l'ammontare dei mutui non pagati potrebbe portare a perdite globali per 565 miliardi di dollari, con un deterioramento dei crediti di prima qualità a cui si aggiungono anche altre categorie di prestiti e titoli emessi dagli Stati Uniti, e legati al real estate commercialele che porteranno le perdite a quota 945 miliardi di dollari. Nonostante gli interventi senza precedenti delle maggiori banche centrali i mercati finanziari continuano ad esser messi a dura prova, una situazione questa aggravata da un contesto macroeconomico più preoccupante e da istituzioni poco capitalizzate. Il Fmi suggerisce comunque che le autorità dovrebbero evitare una corsa alla regolamentazione che potrebbe solo esacerbare gli effetti dell' attuale crisi. In ogni caso a questo punto e' assolutamente necessario ristabilire la fiducia nelle istituzioni finanziarie riducendo la durata e la severità della crisi. Servono azioni focalizzate sul ridurre l'incertezza e rafforzare la fiducia per evitare una ondata di inflazione e riduzione della produzione globale. A tal proposito il tasso d'inflazione di Eurolandia si manterrà «significativamente» al di sopra della soglia del 2% nei prossimi mesi, anche perche' l'economia sta attraversando una fase di protratta elevata inflazione legata ai rincari di petrolio e beni alimentari.
  • Economia: Italia maglia nera tra i maggiori paesi industrializzati per la produttività: è quanto emerge dalle statistiche diffuse dall'Ocse nel 'factbook 2008' (Ref. [2]). La penisola risulta all'ultimo posto per la crescita della produttività del lavoro (Pil per ora lavorata) che è stata praticamente nulla («inferiore allo 0,5%») nel periodo 2001-2006. La situazione mostra miglioramenti nel 2006 (+1%) rispetto agli anni precedenti (dal -1,2% del 2002 al +0,4% del 2005), ma l'Italia resta ben al di sotto della media Ocse (+1,4%) e dell'Europa a 15 (+1,7%), per non parlare del 5,2% segnato dalla Repubblica Slovacca e del +3,4% di Corea e Ungheria. Prendendo in considerazione la cosiddetta 'produttività multifattoriale' (che include fattori quali l'innovazione tecnologica e organizzativa), l'Italia accusa addirittura una flessione media dello 0,5% nel 2001-2006, confermandosi fanalino di coda. L'Italia è ultima anche per crescita (molto vicina allo zero) del Pil pro capite nel 2001-2006. Il declino emerge anche se si considerano le differenze di produttività e reddito rispetto agli Usa: il Pil per ora lavorata nel 1995 era pari a 91 (contro 100 degli Usa), nel 2006 era sceso al 76. il peggioramento del trend della produttività nel 2000-2005 è riscontrabile sia nel settore manifatturiero, dove il valore aggiunto per lavoratore è diminuito di poco meno del 2%, sia nei servizi dove la flessione è dell'1% circa. Qualcuno dice che «la produttività non è tutto, ma a lungo andare è quasi tutto. La capacità di un paese di migliorare il suo standard di vita nel tempo dipende quasi interamente dalla sua capacità di aumentare la produzione per lavoratore». Il FMI (World Economic Outlook) stima un'economia ferma e un PIL intorno allo 0.3% per l'Italia mentre prevede un rischio di recessione a livello globale. Il World Economic Outlook del Fmi segnala pero' buone notizie sul fronte dei conti pubblici: il rapporto deficit-pil si attesterà al 2,5% sia nel 2008 che nel 2009 in linea con le stime del governo e ben al di sotto del 3 per cento. Il rapporto tra debito e Pil dovrebbe ridursi ulteriormente quest'anno, attestandosi al 103,6%, per poi ritornare al 104%, ma a politiche invariate, nel 2009. Le cose non vanno bene neppure in Europa. Il Fondo prevede "una stretta al credito più forte del previsto", un ulteriore apprezzamento dell'euro, una recessione negli Stati Uniti più dura di quanto stimato (a causa della crisi finanziaria), un nuovo surriscaldamento del prezzo del petrolio. E "fonte di forte preoccupazione" resta l'andamento dell'inflazione che tuttavia, afferma il Fondo, dovrebbe rallentare nel corso del 2009, scendendo all'1,9% dal 2,8% del 2008 come riflesso del rallentamento della crescita. Per la cronaca il Rapporto FMI definisce la crisi innescata dai mutui subprime "il peggiore shock finanziario dai tempi della Grande depressione" e il contagio, "si è diffuso velocemente e in modo imprevedibile, infliggendo danni estesi a mercati e istituzioni al cuore del sistema finanziario. Da tutto ciò deriva un secco taglio alle prospettive di crescita mondiale. Il Pil globale, stima l'Fmi, aumenterà del 3,7% quest'anno e del 3,8% il prossimo, rispettivamente lo 0,7% e lo 0,8% in meno rispetto a quanto previsto nel gennaio scorso. Ma i tecnici di Washington avvertono che esiste "una possibilità del 25% che la crescita globale scenda al 3% o meno nel 2008 e nel 2009, il che equivarrebbe a una recessione mondiale". A fare da locomotiva saranno le economie emergenti, finora quasi immuni dalla crisi. Nel complesso, il pil dei paesi in via di sviluppo salirà del 6,7% quest'anno e del 6,6% il prossimo. La Cina rallenterà rispetto alle vecchie stime mentre l'India registrerà un leggero incremento del pil tra il 7 e l8 per cento. Bene la Russia(+6,8% e +6,3) e il Brasile (+4,8% e +3,7%). Il Fondo promuove la politica della Federal reserve e ammette la difficoltà delle "sfide" cui governi e autorità monetarie sono chiamati a rispondere, stretti tra lo stop della crescita e il surriscaldamento dell'inflazione.
  • Mercato : L'indice Michigan di fiducia dei consumatori e' al minimo da 26 anni e gli utili del colosso General Electric quest'anno ha nnunciato un calo a sorpresa degli utili e riportato risultati inferiori alle attese. Sono stati soprattutto questi i dati che hanno spinto tuti i mercati in territorio negativo, Mibtel a -0,9%, con Alitalia a +12,5 e Stm a -3,98, le Borse europee chiudono le contrattazioni in deciso ribasso, dopo esser scivolate in rosso a metà seduta ed aver ampliato le perdite nel prosieguo del pomeriggio in scia a Wall Stret. Sui mercati aleggia il timore recessione con impatti che potrebbe avere sui bilanci delle aziende. Inoltre, sono arrivate oggi indicazioni molto deludenti dal fronte congiunturale, con una crescita dei prezzi all'import del 2% superiore alle attese del 2,2% ed un indice della fiducia del Michigan (calcolato dall'universita' del Michigan) scivolato a 63,2 punti dai 69 precedenti, contro un consensus di 69 punti che ha provocato una nuova ondata di vendite su tutti i listini europei e piazza Affari non ha fatto eccezione, con l'indice Mibtel a -0,9% e scambi per oltre 5 miliardi di controvalore. calo anche i titoli del lusso, penalizzati da un dollaro sempre più debole: Luxottica cede il 3,54%, Bulgari l'1,72%, Geox il 3,2%. Sul versante mercato immobiliare la crisi colpisce in modo pesante Stati Uniti e Spagna, mentre in Italia le quotazioni rallentano ma salgono ancora, ma si riducono le compravendite e aumentano i tempi per concludere gli affari. Negli USA i prezzi delle case scendono del 10% all'anno. In Spagna le compravendite crollano di circa il 30%. In Italia i listini segnalano un contenuto rallentamento della crescita delle quotazioni immobiliari - dal +6% del 2006 al +5% del 2007 - ma le compravendite scendono del 10% e i tempi medi di vendita di un immobile salgono intorno ai 5 mesi. L'Italia rimane il paese con la più bassa esposizione sui mutui rispetto al PIL. Su ogni 100 euro di prodotto, in Italia ci sono solo 17,3 euro di mutui contro 59,2 euro in Spagna e 39,9 euro in Germania. Il Belpaese non è, però, un luogo dove i giovani diventano facilmente proprietari di immobili. Solo il 50% dei capifamiglia con età fino a 30 anni è proprietario dell'abitazione di residenza contro almeno il 75% degli ultra-cinquantenni. Inoltre dopo un lungo periodo in cui era rimasta al di sotto della crescita delle retribuzioni, l'inflazione torna a crescere al di sopra dei salari. Nel primo bimestre del 2008 l'incremento annuo dei prezzi al consumo è stato di circa mezzo punto superiore alla crescita delle retribuzioni orarie contrattuali (+2,5%). Accelerano anche i prezzi industriali (+5,7% a/a a febbraio). Questo andamento inflattivo incidera' ancora di piu' sui prezzi delle case in Italia.

Riferimenti:

[1]http://www.corriere.it/cronache/08_aprile_11/fao_produzione_cereali_1991d6d6-07d0-11dd-b1ed-00144f486ba6.shtml [2]http://oberon.sourceoecd.org/vl=5660214/cl=15/nw=1/rpsv/factbook/ [3]http://it.wikipedia.org/wiki/Cereali

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