Chi sono?

Nasco primogenito in quel di Roma nel 1969 in una via foriera di mirabilanti e inimmaginabili prosperi futuri: via Lorenzo il Magnifico. Ancora attendo l'avverarsi di questa profezia. Per sommo errore una volta giudicato maturo dall'istituzione scolastica scelgo di fare Ingegneria. Questa scelta cambiera' drasticamente il mio destino e le mie inclinazioni mortificando inconsapevolmente ogni mia aspirazione e interesse. Dopo aver pagato a suon di stempiatura e diradamento di capelli la mia scelta vengo fagocitato dalla triste e mediocre realta' del lavoro da cui ancora oggi provo a stento di liberarmi con tutte le mie forze, ma oramai la routine ha fiaccato ogni mia velleita'.

sabato 26 aprile 2008

Diario politico Italiano, pagina 6

25/04/2008
Italia:

I timori di Napolitano: 63esimo anniversario della Lotta di Liberazione ha detto che: «i giovani di oggi sono chiamati a contrastare i nuovi autoritarismi e integralismi che rappresentano la negazione dei principi e dei valori che ispirarono la lotta per la liberazione». «I nostri padri - ha aggiunto il Capo dello Stato - hanno realizzato il sogno del'Italia unita, la nostra generazione ha sconfitto il nazifascismo e gettato le basi dell'Europa unita fino al superamento della lunga stagione della guerra fredda con l'abbattimento del muro di Berlino. Ai giovani di oggi toccano questi altri compiti».
Nel subconscio del nostro presidente, come forse nel subconscio collettivo aleggia un timore di eventi eversivi e atteggiamenti totalitari.
Giulio Tremonti: L'abolizione dell'Ici a cui sta lavorando il futuro ministro dell'Economia Giulio Tremonti non riguarderà ville e case di lusso. Lo riferiscono a Radiocor i partecipanti all'incontro di oggi tra l'Anci e lo stesso Tremonti. Per Massimo Garavaglia (Lega), che conferma questa impostazione e stima un'operazione da 1,7-2 miliardi, si può pensare a una compensazione delle minori entrate per i Comuni con un aumento della compartecipazione Irpef, che sarebbe anche in linea con un ottica di federalismo fiscale. Tremonti, secondo quanto riferito da alcuni partecipanti, si è detto pronto a un tavolo istituzionale e ha rassicurato i Comuni sulla totale copertura dell'intervento. Tremonti ha anche espresso cautela e ha detto di voler verificare lo stato dell'arte al suo arrivo a Via XX Settembre.
Ferrovie dello Stato: Ricavi in crescita e riduzione dei costi: Ferrovie dello Stato chiude il bilancio 2007 con una riduzione delle perdite dell'80% a 409 milioni. Passa in positivo (a 463 milioni) il margine operativo lordo, che nel 2006 era di -650 milioni. I ricavi sono passati a 7,685 miliardi dai 6,703 miliardi del 2006 e la riduzione dei costi è stata di 131 milioni. Alla positiva inversione di tendenza hanno contribuito - spiega Fs in una nota -un maggior fatturato nel traffico viaggiatori, una politica di adeguamento dei prezzi e una razionalizzazione dell'offerta commerciale; l'aumento dei ricavi del traffico internazionale, grazie allo sviluppo dell'offerta mirata soprattutto al corridoio centrale europeo; un maggior fatturato del traffico merci; l'incremento dei ricavi dai contratti di servizio pubblico e da servizi di infrastruttura. Un altro fattore che ha contribuito positivamente al miglioramento dei conti è stato il contenimento della spesa per il personale, il cui costo è rimasto invariato rispetto all'esercizio precedente, nonostante l'incremento delle retribuzioni unitarie, per effetto dell'inflazione e dei rinnovi contrattuali. Un miglioramento - si legge nella nota - si è registrato nella parte straordinaria del conto economico, grazie al riconoscimento delle somme dovute per i servizi di trasporto prestati fino al 2003 e in presenza di accantonamenti straordinari effettuati nel passato esercizio e non presenti nel bilancio 2007.Infine, per quanto riguarda l'andamento delle due società più importanti del gruppo, RFI (Rete Ferroviaria Italiana) consolida la situazione di equilibrio già raggiunta negli esercizi precedenti, mentre Trenitalia inverte il trend negativo e migliora i ricavi di 595 milioni, ma, soprattutto, diminuisce fortemente i costi operativi di 223 milioni. La società di trasporto del gruppo consegue così un miglioramento di ben 818 milioni del margine operativo lordo che ritorna, nel 2007, ad essere positivo per 245 milioni.
Stupefacente, mi sarei aspettato quest’anno un risultato negative se non pessimo, ci deve essere qualcosa di strano sotto.
Fiat : I ricavi del gruppo Fiat, nel primo trimestre 2008, hanno superato i 15 miliardi di euro (circa il 10% in più rispetto al 2007), il più alto livello per un primo trimestre nella storia del gruppo torinese. Al risultato hanno contribuito tutti i business. Il risultato della gestione ordinaria del gruppo Fiat ha raggiunto, nel primo trimestre 2008, i 766 milioni di euro (193 milioni per l’Auto), in aumento di 171 milioni di euro (+28,7%) rispetto al 2007, con un margine sui ricavi in miglioramento dal 4,4% al 5,1%.
Il risultato netto (utile netto) del gruppo Fiat nel primo trimestre è pari a 427 milioni di euro a fronte dei 376 milioni dell'analogo periodo 2007. Il risultato ante imposte è aumentato di 62 milioni di euro raggiungendo i 636 milioni di euro: la significativa crescita della performance operativa è stata parzialmente ridotta da un peggioramento di 154 milioni di euro, derivante dalla valutazione a valori di mercato di due equity swap relativi a piani di stock option.
Il Gruppo Fiat ha chiuso il primo trimestre con un indebitamento netto industriale di 1,1 miliardi di euro determinato da una crescita stagionale del capitale di funzionamento per 1,3 miliardi di euro, acquisizioni per 0,1 miliardi di euro e acquisti di azioni proprie per 0,2 miliardi di euro. La liquidità rimane forte a 4,8 miliardi di euro.
In Borsa il risultato positivo ha fatto segnare alle azioni Fiat un prezzo in crescita del 3,96% a 14,08 euro dovuto a un boom di scambi in Piazza Affari dal momento che sono passate di mano oltre 156 milioni di pezzi, pari al 14,3% del capitale.Nel primo trimestre del 2008 i business dell'automobile hanno realizzato ricavi per 7,4 miliardi di euro, con una crescita dell'8,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Inoltre le consegne complessive di Fiat Group Automobiles, pari a 563.600 unità, hanno fatto registrare un aumento del 4,1% rispetto al primo trimestre del 2007. Le consegne sono diminuite in Italia (-11,7%), mentre il settore ha registrato una performance migliore del mercato nel resto dell'Europa Occidentale, con significativi incrementi in Francia (+27,3%) e in Germania (+15,3%). Tutti i target del gruppo Fiat per il 2008 sono confermati, compresa la disponibilità netta industriale a fine anno di 1,5 miliardi euro, malgrado nel corso del trimestre il contesto economico per alcuni segmenti di mercato e aree geografiche si sia indebolito - spiega la Fiat - in particolare riguardo alla domanda di automobili in Europa Occidentale (specie in Spagna) e di macchine per le costruzioni in Nord America.
Presto pero’ potrebbe andare in porto anche l’acquisto, dal governo serbo con cui Fiat ha in corso contatti, di Zastava. L’unico costruttore locale di auto nel mirino anche di Volkswagen. Una fabbrica «strategica» per Torino, in cui Fiat investirebbe fino a 300 milioni per produrre il segmento A. E destinata «col tempo e la cura necessaria a diventare la seconda Tichy», l’impianto polacco tra i primi siti produttivi di Fiat. Intanto, nonostante gli incidenti di percorso - il mercato europeo dell’auto «bruttino», per dirla alla Marchionne e quello italiano «orribile», la chiusura per due mesi di Pomigliano (costata 40 milioni in termini di assorbimento di costi fissi) e lo stop di alcuni giorni alla produzione di auto con motori 1.3 Multijet - il Lingotto ha consegnato ieri al mercato numeri trimestrali con rialzi a due cifre.
In FIAT si parla di aumentare la capacità produttiva. Quella in Brasile può far fronte alla domanda del 2008 - 2,4 milioni di auto - ma poi andrà aumentata. «Non sappiamo dove, forse potrebbe rientrare nel progetto di ritorno di Alfa Romeo in Nordamerica». Intanto, già dal secondo trimestre, salirà a 190 mila unità la capacità produttiva della 500 (195 mila ordini dal lancio a ieri). Il modello più glamour d’Europa, per l’Economist che oggi si occupa del miracolo Fiat, della svolta industriale e finanziaria del Lingotto e della performance del titolo migliore di quella dei rivali. E definisce la rinascita del Lingotto un caso che «verrà studiato nelle business school». A inizio giugno sarà presentata la nuova Delta. E nel 2009 le nuove Panda, Punto, Ypsilon, la 147 e la 500 Cabrio. Per ora, ha ribadito Marchionne in conference call con gli analisti «niente scorporo dell’auto, che deve essere capace di autofinanziarsi», da considerarsi solo quando «i mercati rinsaviranno».
Meraviglia delle meraviglie, la FIAT sembra sana nel 2008 e il suo sguardo si posa su prospettive floride, possibile che sia l’unica azienda italiana che in questo 2008 vive una realta’ parallela? Forse tutto va ancora bene perche’ FIAT punta sul mercato estero e in particolare sul mercato dell’europa dell’est che vorrebbe sfruttare non solo come mercato di consumi ma anche per delocalizzare la produzione.
Fiat come Telecom Italia e come Ferrovie dello Stato sono le mi sorvegliate preferite e voglio vedere come chiuderanno questo 2008. Il mio pensiero e’ che avranno tutte e tre dei problemi di bilancio. Societa’ molto piu’ competitive a livello internazionale deflazioneranno i nostri campioni nazionali.
Unicredit: Significative svalutazioni nel primo trimestre 2008, e il titolo Unicredit crolla in Borsa (isteria delle vendite). Pare che siano circa 650 milioni di nuove svalutazioni su cartolarizzazioni e 350 milioni su altri bond, che non impediscono pero’ al gruppo di chiudere in utile di circa un miliardo. Anche le maggiori banche europee – da Ubs a Royal Bank of Scotland a Deutsche Bank – sono state costrette a svalutare in bilancio crediti e titoli obbligazionari per importi miliardari a causa della crisi finanziaria nata dai mutui subprime americani. L'amministratore delegato Alessandro Profumo aveva comunicato al mercato che il gruppo UniCredit ha in portafoglio asset-backed securities (cioè obbligazioni derivate da cartolarizzazioni) per un totale di 15,8 miliardi di euro. Successivamente, però, questa "montagna" è diminuita a 14,8 miliardi di euro, grazie alle vendite e ai rimborsi. Quello che ha quindi comunicato UniCredit e’ che il suo portafoglio di asset-backed securities ha perso 650 milioni di euro di valore nel trimestre. Ha poi annunciato che altri titoli obbligazionari (per esempio i bond di altre banche) in portafoglio hanno perso 350 milioni di euro di valore. Morale: nel primo trimestre le svalutazioni ammonteranno a un miliardo di euro nella divisione Markets & Investment Banking. Sembra pero’ che le altre attività sui mercati hanno registrato plusvalenze di 325 milioni di euro, per cui le perdite da trading ammonteranno a 675 milioni di euro. Non solo: le buone performance delle altre attività del gruppo (per esempio la banca commerciale o le controllate nell'Est Europa) hanno compensato queste perdite. Così il gruppo – si legge nel comunicato stampa – chiuderà con un utile consolidato trimestrale di circa un miliardo. E’ stato stimato che il settore dell'investment banking produce solo l'11% dei ricavi totali. Già oggi Profumo potrà dare qualche spiegazione in più, dato che andrà a Tokyo e Singapore ad incontrare alcuni investitori.
Confindustria: Subito la riforma delle relazioni industriali e sull'assetto contrattuale una riforma della contrattazione verso l'azienda e il merito personale. L’esigenza di confindustria e’ quello di coniugare l'aumento della produttività e quello dei salari. Si chiede un forte alleggerimento economico e normativo del contratto nazionale e un cambiamento degli assetti contrattuali con l'obiettivo di puntare sulla contrattazione di secondo livello in modo da premiare il merito. Tra i 4 punti per la modernizzazione proposti da confindustria ne sottolineo due, che non verranno mai implementati, l'investimento in capitale umano e l'elaborazione di una strategia che contemperi le esigenze di crescita con i vincoli energetici e ambientali.
In buona sostanza con il ricatto della crescita e della modernizzazione confindustria chiede la ridefinizione delle relazioni sindacali e delle regole del mercato del lavoro in modo da incrementare la produttivita’. Nuove regole per “liberare” il mercato del lavoro in modo da rendere piu’ semplici le assunzioni e l’impiego del capitale. Ulteriore flessibilita’ con il decentramento della contrattazione in modo da utilizzare un nuovo strumento da parte di confindustria verso giovani donne ed anziani. La Marcegaglia si sofferma a parlare anche del Mezzogiorno dove lamenta la mancanza di legalita’, il cattivo funzionamento dell’amministrazione, l’inadeguatezza di infrastrutture, la mancanza di condizioni minime di corretto funzionamento del mercato, di selezione delle persone, persino di civile convivenza. L'emergenza rifiuti in Campania ha messo in luce un difetto di governo e di classe dirigente di gravità inaudita. E inoltre come non sottolineare la dispersione in mille rivoli clientelari dei miliardi di fondi strutturali che per il periodo 2007-2013 saranno pari a 100.
Riguardo alla sicurezza sul lavoro, per la Marcegaglia l'inasprimento delle sanzioni fatto dal governo Prodi è stata «una scelta profondamente sbagliata». La soluzione deve essere trovata nella diffusione della cultura della sicurezza. Necessario, dunque, promuovere «corsi di formazione aziendale innanzitutto per responsabilizzare imprenditori e controparti sindacali». Serve un salto di qualità per dare concretezza «agli sforzi intrapresi nella qualità degli interventi e della formazione e nel coinvolgimento delle strutture associative per la sensibilizzazione dei territori e la piena applicazione delle norme». Anche confindustria si dimostra favorevole al Federalismo fiscale, ma quello vero basato sulla responsabilità di ogni livello di governo, per le proprie entrate e per i servizi prestati, con un serio meccanismo di controllo della spesa e con meccanismi di responsabilita’ verso gli elettori. Per le infrastrutture ritardi pesantissimi sono stati accumulati dall'Italia sul fronte di infrastrutture di trasporto e logistica. Il presidente designato di Confindustria chiede al nuovo Governo di rilanciare un progetto per la logistica e di attuare un protocollo per decidere e realizzare in tempi «accettabili» le infrastrutture. Per quanto riguarda la Ricerca bisogna migliorare le norme introdotte di recente, a partire dal credito d'imposta per ricerca e innovazione, fino all'attivazione di grandi progetti intersettoriali, con lo scopo di migliorare la governance della ricerca, che attualmente rappresenta l'anello debole del sistema. Sì, poi, alla valorizzazione di competenze ed eccellenze, introducendo sistemi di selezione di ricercatori e progetti, basati su merito e qualità. Confindustria finalmente apre gli occhi e si accorge che la conoscenza è il fattore decisivo per mantenere la capacità di competere e buoni livelli di reddito anche perche’ le produzioni a basso contenuto di conoscenza in un mondo globalizzato tendono inevitabilmente a migrare altrove. Confindustria poi si lancia su un’analisi sociologica del paese definendolo un paese pieno di realta’ frammentate, un po’ litigiosi, poco inclini al lavoro di gruppo, abbiamo istituzioni politiche e sindacali resistenti, conservatrici, più lente della società in cui operano. E’ come se una intera classe dirigente fosse complessivamente incapace di offrire prospettive di miglioramento economico e sociale a milioni di cittadini, e una speranza nel futuro per i giovani. Infine Confindustria si impegna in una missione per l’Italia e cioe’ quella di indicare al paese una visione, una prospettiva di sviluppo credibile, ragionevole e praticabile.
Intanto la Marcegaglia incontra Berlusconi e parla di crescita, debito pubblico, infrastrutture e nell’immediato detassazione degli straordinari e dei premi di produttività.
Non so se pensare bene o pensare male sul maldestro tentativo di Confindustria di cavalcare il vento di destra che ha spazzato via la sinistra per cercare di ridurre al silenzio i sindacati liberandosi quindi di questo enorme e rigido freno per portare la contrattazione col mondo del lavoro a una contrattazione individuale basata su fantomatici meriti personali e sulla produttivita’. Un ingenuo tentativo di far valere la meritocrazia e la produttivita’ coniugata ai salari. La detassazione degli straordinari e dei premi di produzione e’ anche esso un mezzo indiretto per estromettere i sindacati e contrattare direttamente col lavoratore incrementi di produttivita’ a fronte di un relativo premio. Forse si supera il lassismo e l’abitudine all’assistenzialismo con il quale il lavoratore italiano si e’ sempre coperto le spalle, chissa? Il problema fondamentale e’ perche’ non parlano anche di Formazione e Riqualificazione del capitale umano?
Alitalia: Dopo Marco Tronchetti Provera, si fa avanti anche Salvatore Ligresti. Il presidente onorario di Fondiaria-Sai e di Premafin, parlando con i giornalisti a margine dell'assemblea di Fondiaria-Sai a Firenze ha affermato che «una mano bisogna darla» rispondendo ai giornalisti che lo interpellano sull'eventuale cordata italiana per Alitalia. Lo schema a cui sta lavorando da qualche settimana Bruno Ermolli, il consulente incaricato dal Cavaliere di sondare alcuni investitori per un eventuale intervento in Alitalia, in realtà è molto semplice. Le risorse complessive da mettere in campo sono stimate tra 700 milioni e un miliardo di euro da suddividersi in tre diverse categorie di investitori. Un terzo dovrebbe spettare a Carlo Toto, il patron di AirOne che potrebbe conferire la sua compagnia aerea, dotata di preziose opzioni su nuovi aerei, in cambio di una partecipazione azionaria importante ma non maggioritaria; un altro terzo delle risorse verrebbe versato dalle banche e l'ultimo terzo da una cordata di imprenditori privati. Una volta costituito questo "nocciolone" di investitori tutti battenti bandiera italiana si avrebbe la base sufficiente per negoziare una partnership con una importante compagnia straniera, da posizioni di forza e senza essere costretti ad accettare proposte irricevibili come quella sollecitata ad Air France-Klm. Ma prima bisogna conoscere il reale stato di salute dell'azienda. Gli ultimi numeri disponibili risalgono infatti all'autunno 2007 e nessuno, a parte Air France, ha potuto condurre una due diligence sui libri contabili. Tutto ciò per evitare che si scivoli verso il commissariamento: una soluzione che non dispiacerebbe ai potenziali investitori ma che Berlusconi vorrebbe evitare a tutti i costi in quanto politicamente poco edificante. Il futuro premier ieri ha parlato di sacrifici da fare sul fronte del personale della compagnia di bandiera, ma allo stesso tempo ha assicurato che il governo non lascerà nessuno per strada. Sembra che anche Lufthansa sia coinvolta nella trattativa, nello schema di Ermolli ai tedeschi spetterà il compito di disegnare il piano industriale, ritagliando una spazio forte per Malpensa - che potrebbe diventare un hub per le merci - e definire rotte e progetti di sviluppo. Ecco la rassicurazione verso gli investitori del nocciolo duro tricolore, perche’ i tedeschi intendono avere una quota di minoranza nell’azionariato ma, viste le competenze, vogliono avere la guida tecnica: saranno, insomma, il partner industriale. Un’altra ipotesi di lavoro e’ quella che prevede che il “nocciolo duro” tricolore compia un salto di qualità, entrando nell’azionariato di Lufthansa, che a sua volta controllerebbe Alitalia. A fianco degli imprenditori dovrebbero schierarsi - in una operazione per il Sistema-Paese - le Fondazioni bancarie. Quest’ultime non andrebbero quindi ad impiegare risorse nel salvataggio di Alitalia, ma investirebbero direttamente nel ”colosso” tedesco, il quale, come noto, genera profitti ed è ben gestito. Un coinvolgimento quindi nell’interesse generale del Paese e con un ritorno economico. D’altra parte le Fondazioni garantirebbero - proprio con l’ingresso nel capitale di Lufthansa - una presenza importante nella “stanza dei bottoni” e la tutela degli interessi italiani e del nostro mercato turistico. Il fatto di entrare in un network dei cieli di rilevanza mondiale dovrebbe essere accolto bene dagli azionisti. I sondaggi informali con alcune Fondazioni sarebbero stati positivi. Certamente il coinvolgimento - ed è una condizione decisiva - è legato alla individuazione di garanzie concrete sul piano industriale e al ”sì“ degli azionisti tedeschi maggiori, Axa in testa. Accanto alle Fondazioni, nell’azionariato di Lufthansa potrebbero entrare anche Eni e Finmeccanica, così come immaginato da Berlusconi. Si tratterebbe di investimenti non finanziari, ma in grado di attivare, si pensi ad Alenia che produce parti di aerei, anche sinergie industriali. Un puzzle complesso che Colonia e Roma proveranno a comporre nei prossimi giorni, tra incognite e molte variabili.
Eccoli tutti riuniti a spartirsi i pezzi di un’azienda italiana all’insegna delle fusioni il piu’ complicate e intricate possibili, in barba alla concorrenza e spinti solo dal tornaconto personale. Come dire, noi ti leviamo di mezzo la concorrenza che Alitalia puo’ fare a te Lufthansa ma tu ci garantisci la nostra quota parte di introiti e profitti e tutti insieme partecipiamo a questo monopolio dei cieli ricco di ricavi.
Eni : La societa’ conferma le previsioni positive sull'andamento della gestione 2008. E lo fa nella nota con cui il gruppo illustra i conti del primo trimestre chiuso con un utile netto a 3,32 miliardi (+28,3%), indebitamento in calo di 736 milioni su dicembre 2007, produzione di idrocarburi salita del 3,6% a 1,796 milioni di barili al giorno, vendite di gas in crescita del 9,3% a 30,91 miliardi di metri cubi, cash flow a 4,76 miliardi. E per fine 2008 Eni prevede una produzione giornaliera in crescita «anche in presenza di prezzi elevati del petrolio», con oltre 1,8 milioni di barili al giorno.In termini di vendite di gas a livello mondiale Eni stima un aumento intorno al 4% sui 98,96 miliardi di metri cubi del 2007 per effetto del clima e della crescita nelle richieste internazionali. Confermata anche la crescita di vendite di prodotti petroliferi, stimata al 2% sul risultato 2007 (11,8 milioni di tonnellate escluse le vendite in penisola iberica).Nel 2008 il gruppo si attende infine investimenti tecnici per circa 13,3 miliardi (più 25% sui 10,59 di un anno fa). In base agli esborsi programmati, tra cui l'acquisto dell'inglese Burren Energy e lo scenario rivisto di prezzo del Brent per il 2008 a 88 dollari al barile, Eni «senza considerare altre operazioni straordinarie, prevede a fine anno un leverage in linea con il 2007 (0,38) o inferiore nel caso di esercizio da parte di Gazprom delle opzioni d'acquisto sugli asset russi (20% di Oao Gazprom Neft e 51% delle tre società gas)».Eni sta intanto negoziando proprio con Gazprom la cessione a quest’ultima di metà della quota detenuta nel campo a olio libico denominato Elephant, di cui il gruppo detiene circa il 33%, mentre il 50% è controllato dalla compagnia di stato libica. Lo ha affermato Stefano Cao, responsabile esplorazione e divisione Eni, in una conference call con gli analisti. «I negoziati sono in corso e quando avremo raggiunto un accordo ci muoveremo su quella base», ha spiegato Cao. Il gruppo ha inoltre proposto a Suez una «lista di asset» in cambio del controllo di Distrigaz. La risposta è attesa «a giugno». Suez deve cedere la quota in suo possesso della società belga (57,25%) secondo quanto chiesto dall'Antitrust europeo per il via libera alla fusione con Gas de France.
Padre Pio: e’ finito anche il rispetto dei morti. In questa societa’ priva di valori e di prospettive per il futuro ci si attacca alla religione, all’irreale, alla fede e alle reliquie e i cimeli della fede, non fa differenza che siano le spoglie di un morto. Questo culto della morte e’ macabro e perverso. E’ durata un paio d'ore a San Giovanni Rotondo, davanti a 15mila fedeli, la cerimonia eucaristica presieduta dal cardinale Josè Saraiva Martins, prefetto della congregazione delle cause dei santi, in occasione dell'ostensione del corpo di Padre Pio. Ed ecco anche il lato feticista : “Il volto di San Pio è stato ricoperto con una maschera di silicone, mentre l'abito che indossa è stato confezionato dalle suore clarisse di clausura del Monastero della Risurrezione di San Giovanni Rotondo. I mezzi guanti e le calze sono quelli che Padre Pio aveva nell'armadio a muro nella cella in cui è morto, tra gli indumenti non ancora utilizzati. La stola è di una foggia precedente il Concilio Ecumenico Vaticano II ed è strutturata come una «broccatura» su pura seta di colore bianco ghiaccio. La stoffa (cinque metri) è stata tessuta negli anni Sessanta, fu acquistata nel 1987 e conservata in vista di eventi eccezionali. Il ricamo evidenzia i particolari dei melograni (simbolo della fecondità ministeriale nella Chiesa) e dell'uva (simbolo della gloria della vita eterna). La stola è arricchita da 312 pietre di cristallo di rocca fumee e sferule d'oro. La frangia, molto ricca, è interamente stata realizzata alternando elementi gemmati in canutiglia e fiocchi d'oro.”
Forse e’ vero quello che ha detto in una intervista Paolo Villaggio che l’evento delle spoglie di Padre Pio non sono altro che la dimostrazione di una fede che non c’e’ e che viene cercata disperatamente.Un po’ come quando nella bibbia mose’ va sul monte a parlare con Dio e gli ebrei iniziano a credere ai “falsi dei” perche’ abbandonati dal loro punto di riferimento.
Mutui-subprime: Secondo l'Fmi le perdite legate direttamente ai mutui e all'edilizia residenziale sarebbero di circa 565 miliardi, più 240 miliardi di perdite per titoli legati all'edilizia commerciale, 120 miliardi verrebbero poi dai corporate loans e da altri crediti alle imprese che non è stato possibile collocare se non in perdita, e 20 miliardi da crediti al consumo (carte di credito soprattutto) non più esigibili. Tutto e’ nato dal mercato immobiliare americano e ha coinvolto il sistema bancario e finanziario europeo che ha acquistato titoli Usa cartolarizzati come Mbs, Cdo e altre forme di ingegneria finanziaria. Il mercato finanziario europeo ha già dichiarato perdite per circa 80 miliardi e deve prevederne per altri 43 miliardi, secondo l'Fmi. Ora tutti aspettano i mutuatari subprime sperando che possano reggere al colpo della seconda tranche di pagamenti, che scatta secondo i casi uno, tre, cinque o sette anni dopo l'apertura del mutuo, e che è spesso decisamente più cara della prima tranche. Tra un paio di mesi c'è un alto numero di mutui con la prima tranche in scadenza. E occorre tempo per vedere quanti continueranno a pagare, e quanti getteranno la spugna.
Il mercato dei mutui americani ha varie categorie. Dai cosiddetti agency che sono i mutui concessi dalle due agenzie semipubbliche Fanni Mae e Freddie Mack e sono tutti o quasi di tipo prime, cioè con clienti in genere solidi, poi ci sono i più rischiosi jumbo per case di lusso, gli alt A più a rischio, ai subprime, concessi a clienti con garanzie finanziarie sotto gli standard. Il mercato dei mutui è negli Stati Uniti di circa 10mila miliardi di dollari. I subprime ammontano a circa 1.600 miliardi, pari a circa il 16% del totale. Il basso costo del denaro e la "certezza" del continuo aumento dei valori immobiliari li hanno moltiplicati. Le Mbs, o mortgage backed securities da cartolarizzazione di mutui subprime, erano pari a 18,5 miliardi nel 95 e a 507,9 a fine 2005. Nel 2008 questo mercato si è chiuso del tutto, da due mesi senza più nuove emissioni. I subprime non sono i soli a tasso variabile, ma lo sono all'80% secondo le stime di Susan Watcher dell'Università di Pennsylvania, assai più delle altre categorie. E tra il gennaio 2007 e oggi rappresentano il 90% o poco meno dei mutui a tasso variabile che hanno la prima tranche in scadenza. La prima tranche è stata tenuta da molte banche e finanziarie volutamente bassa per attirare clienti. Oppure, sempre per "invogliare", la prima tranche paga gli interessi e solo con la seconda si incomincia a rimborsare anche il capitale. Un esempio: un mutuo interest only da 150mila dollari al 6% può avere una prima tranche di cinque anni a 750 mensili di rata; ma la seconda rata, anche se si è fortunati abbastanza da mantenere il 6%, sale a 966 dollari, e se si arriva al 7% passa a 1060 dollari al mese. Contando mutui rinegoziati o differiti si vede chiaramente come solo con l'estate 2008 si arriverà a una cifra cumulativa consistente, e come solo dal tasso di insolvenza definitiva registrato a fine anno si potrà avere un'indicazione attendibile, una stima migliore cioè, dell'entità della perdita. Al momento è scaduta la prima tranche su un totale di 400 miliardi di mutui, erano 200 miliardi a dicembre 2007, e solo a dicembre 2008 verranno superati i mille. La perdita massima teorica, se nessuno dovesse pagare, sarebbe di 1.600 miliardi di dollari, nel luglio 2010. Ma non tutti sono insolventi: il tasso di insolvenza attuale è tra il 20 e il 25% ed era del 16% fra i subprime a tasso variabile a ottobre secondo la Fed. C'è poi, passaggio cruciale, il possibile varo entro luglio di un piano di aiuti del Congresso per sostenere i pagamenti e aiutare gli istituti di credito.
Unione europea : Berlusconi dichiara : Su Alitalia e il prestito ponte l'Ue non crei difficoltà. Questo perche’ la Commissione Europea ha le sue perplessita’ sulla natura delle misure prese dal governo per salvare la compagnia di bandiera. «Quella del prestito - spiega il leader del Pdl - è l'unica cosa da fare. Alitalia non si poteva far assorbire dai francesi». Berlusconi dice di non essere preoccupato e sottolinea che l'Unione europea deve aiutare le cose giuste e non fare difficoltà. Il portavoce della Commissione Europea non ha replicato alle affermazioni di Berlusconi.
Prima deprimente figura palese per il nostro grande statista che si mette a fare il maestrino dispensatore di consigli. Quando finalmente ci portera’ fuori dell’Europa gli presenteremo anche questo conto.
FMI: Il Fondo monetario internazionale indica la strada all'Italia: «Azioni rapide» dal punto di vista fiscale, per «salvaguardare» i livelli raggiunti nel 2007 e diminuire del deficit, oltre a riforme strutturali per rilanciare l'economia.
Secondo il responsabile del Fondo, le cose stanno andando invece meno bene nel 2008, anno in cui il debito continuerà a crescere. «Noi suggeriamo rapide azioni» come «la liberalizzazione delle riforme strutturali per rilanciare l'economia».
Materie Prime: Il riso sfonda i 25 dollari e tocca il nuovo record sulla piazza di Chicago. Le quotazioni hanno infatti raggiunto i 25,07 dollari per hundredweight (100 libbre, poco più di mezzo quintale) nelle contrattazioni elettroniche al Chicago Board of Trade. Il prezzo del riso in aprile è aumentato del 27%, archiviando il nono mese consecutivo di rialzi, sulla spinta dei timori per il ridimensionamento delle esportazioni da parte dei Paesi produttori. Ora anche il Brasile potrebbe decidere di ridurre le proprie esportazioni dopo che Cina, Vietnam e India hanno tagliato l'export per garantirsi le scorte necessarie al fabbisogno interno.La crisi dei cereali non interessa solo i Paesi in via di sviluppo, ma ha gettato nel panico anche gli americani: il Sam's Club, divisione della catena Wal-mart che vende al dettaglio a prezzi da ingrosso, ha deciso di limitare le vendite delle buste da 9 chili di riso a quattro sacche per cliente per evitare di rimanere senza scorte. Una decisione presa in seguito agli spropositati accaparramenti di riso e farina, registrati in catene concorrenti come Costco, in alcune parti della California. La restrizione riguarda in particolare le varietà di riso jasmine, basmati e il riso a chicco lungo. Il prezzo del riso, scrive il «Guardian», è aumentato del 68% dall'inizio dell'anno, ma negli Stati Uniti è raddoppiato nel giro di poche settimane. Gli esperti sostengono che non ci sono reali motivi di preoccupazione, ma i proprietari di ristoranti e piccoli negozi fanno incetta di riso perché temono altri rialzi dei prezzi e molti residenti filippini negli States comprano riso in più da spedire alle loro famiglie nelle Filippine, dove la penuria del prezioso cereale sta preoccupando sempre di più.Il costo complessivo dell'alimentazione di tutto il mondo ha toccato un rialzo del 40% per cento a causa della spirale dei costi alimentari e dei prezzi del petrolio. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, parla di «crisi globale» e chiede misure immediate. Anche il Giappone risente dell'emergenza alimentare. C'è ad esempio carenza di burro vista l'impennata dei prezzi del mangime per le mucche e il taglio delle importazioni di latte provenineti dall'Australia. Problemi anche con l'approvvigionamento di grano che in un anno è aumentato del 130% e che ha costretto Tokyo a erogare un finanziamento straordinario di 55 miliardi di yen (330 milioni di euro). La questione delle importazioni colpisce particolarmente un paese come il Giappone che nel 2006 ha coperto solo per il 39% il fabbisogno interno, scendendo per la prima volta dal 1960 sotto la soglia del 40%. La crisi è avvertita dalla popolazione. Secondo un sondaggio commissionato dal governo l'80% teme «per la scarsità di cibo nel prossimo futuro». Un recente studio dell'International Food Policy Research Institute ha confermato la tesi, attribuendo ai biocarburanti da un terzo a un quarto dell'attuale aumento dei prezzi del cibo. Basti pensare che, da soli, i consumi delle auto che sfrecciano sulle strade americane alimentate con la benzina verde bruciano tanto mais quanto basterebbe a coprire il fabbisogno interno di 82 paesi poveri.
L’aumento dei costi alimentari mette a rischio-fame oltre 100 milioni di persone nel mondo e può provocare instabilità politiche e possibilità di nuove guerre civili. Inoltre i prezzi troppo alti attrano le speculazioni che sono gia’ sicuramente in atto, infatti la crisi dei Subprime e quindi la perdita di ingenti capitali da parte di banche americane e inglesi ha provocato crisi di liquidità, aumento dei tassi di interessi sui mutui e perdite per cui beni come derrate alimentari e petrolio sono diventati beni rifuggio. In europa inoltre gli incentivi a non coltivare la terra per non aumentare la produzione hanno fatto il resto. Chi manovra l'economia mondiale sta dando una secca virata.

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