Chi sono?

Nasco primogenito in quel di Roma nel 1969 in una via foriera di mirabilanti e inimmaginabili prosperi futuri: via Lorenzo il Magnifico. Ancora attendo l'avverarsi di questa profezia. Per sommo errore una volta giudicato maturo dall'istituzione scolastica scelgo di fare Ingegneria. Questa scelta cambiera' drasticamente il mio destino e le mie inclinazioni mortificando inconsapevolmente ogni mia aspirazione e interesse. Dopo aver pagato a suon di stempiatura e diradamento di capelli la mia scelta vengo fagocitato dalla triste e mediocre realta' del lavoro da cui ancora oggi provo a stento di liberarmi con tutte le mie forze, ma oramai la routine ha fiaccato ogni mia velleita'.

mercoledì 19 settembre 2007

FED e tasso di sconto

La FED ha tagliato di mezzo punto percentuale il tasso di sconto portandolo dal 5,75% al 5,25% e il costo del denaro e' stato abbassato al 4,75% abbassando di conseguenza il livello dei fed funds: e' la prima volta dal 2003 che viene abbassato. La reazione delle borse e' stata subito positiva, a Milano il Mibtel ha aperto in progresso dell'1,83% e l'S&P/Mib del 2,15%. Positive anche le altre Piazze capitanate da Parigi (+ 2,32%). Londra ha segnato un + 1,63% e Francoforte è in positivo dello 0,71%. A trainare soprattutto i titoli bancari dopo gli scossoni dei giorni scorsi. Wall Street in volata subito dopo il taglio dei tassi deciso dalla Fed: i tre indici Dow Jones, S&P e Nasdaq hanno guadagnato più dell'uno e mezzo per cento. La Borsa americana ha chiuso con un rialzo del 2,5%. Le considerazioni fatte dalla FED sono state che data la moderata crescita dell'economia americana nella prima meta' del 2007 condizioni di restrizioni creditizie dovuta a tassi alti e la recente "correzione" operata dal mercato immobiliare potrebbero frenare la crescita ulteriormente. Pertanto si e' deciso di tagliare i tassi. Ora il divario fra costo del denaro negli USA e in Europa e' sceso al 0.75%: il tasso ufficiale in Europa e' infatti pari al 4%. Si sono avuti effetti sul mercato delle valute, dell materie prime e dei preziosi: l'euro si e' impennato al massimo storico di 1,3980 dollari, il petrolio Wti a New York ha ritoccato il record raggiunto poche ore prima salendo fino a 81,9 dollari al barile, e infine l'oro e' schizzato al Comex raggiungendo i valori massimi da 28 anni e quota 733,4 dollari l'oncia. Ma con il petrolio ai massimi sarebbe prevedibile un aumento di costi alla produzione e di conseguenza un aumento dell'inflazione. E questo non sarebbe positivo neanche per le borse per quanto riguarda il comparto azionario e obbligazionario perche' utili piu' bassi e tassi di interesse bassi porterebbero a una svalutazione delle azioni e dei rendimenti da obbligazioni. Credo che l'operazione favorira' l'aumento dell'inflazione.

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